
Parlare di morte ai bambini: le parole giuste da usare
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"Parlare in modo semplice e chiaro ai bambini significa rispettare la loro capacità di comprendere." — Maria Montessori
👨👩👧 Caro Genitore,
oggi voglio partire da un racconto personale.
Jarvis e Pepper sono i nostri due cani. Hanno entrambe più di 13 anni e affettuosamente le chiamiamo “le ragazze”.
Tobias, mio figlio, le conosce da sempre — c’erano già quando lui è nato — ma ha anche sempre saputo che, nonostante tutto l’amore e le cure, prima o poi le loro strade si sarebbero separate.
Purtroppo, anche se credevamo di avere più tempo, la vita — che come tutti sappiamo è imprevedibile — ha lanciato i dadi: mercoledì abbiamo scoperto che Jarvis è malata.
Il "brutto male", lo chiama qualcuno. Noi, che con lui purtroppo abbiamo già familiarità, lo chiamiamo col suo nome, quello che fa paura, che mette a disagio anche solo a pronunciarlo: tumore.
Dopo alcuni episodi che ci avevano già fatto arricciare il naso, l’ecografia dell’altro giorno ha svelato la verità.
Durante la visita, con me c’era Tobias.
Ho subito notato, e apprezzato, la delicatezza del nostro veterinario di fiducia e della sua collega nel spiegarci la diagnosi e le (non) possibilità che avevamo. Mi hanno chiesto se potessero parlare liberamente anche davanti a lui e, al mio assenso, ci hanno illustrato cosa fare intanto che, quando, dove e come si sarebbe svolta la procedura.
Qualcuno potrebbe trovarlo inadeguato: un bambino di sei anni in una stanza dove si parla di morte, di scelte difficili, di sofferenza. Ma noi abbiamo sempre fatto in modo che la morte non fosse, e non diventasse mai, un tabù, rendendo situazioni come questa un prezioso allenamento per loro, ma soprattutto per noi.
Tobias vede spesso la mia tristezza e le mie lacrime quando gli parlo di mio papà, che è morto prima che lui nascesse proprio di cancro. Sa come il corpo della sua bisnonna ha smesso di funzionare un paio di anni fa. Sa, a modo suo, che anche mamma e papà non vivranno per sempre. E oggi sa che ho una decisione importante da prendere, per non far soffrire Jarvis.
È una conversazione talmente naturale per lui che non è raro sentirlo chiedermi di raccontargli la storia del nonno, domandarmi cosa succede dopo che si muore, o pronunciare frasi come: "Mamma, tu morirai prima di me e di Daddy perché sei la più vecchia. So che non è detto, ma secondo me andrà così."
Non si tratta di insensibilità, sia chiaro. Per i suoi sei anni la morte è ancora un concetto astratto, lontano. Le parole escono così, limpide e dirette, perché quel significato definitivo di “non esserci più” è qualcosa che la sua mente sta ancora imparando a decifrare.
Ma allora ti chiederai, Caro Genitore, come si parla di morte coə bambinə?
COME INIZIARE
La morte è un argomento molto complesso da affrontare per un genitore.
Spesso è così spaventoso, doloroso o difficile da nominare che, non trovando le parole che ci sembrano “giuste”, scegliamo non di rado di rimandare. E rimandare. E rimandare ancora.
E quando proprio non possiamo più farlo, a volte usiamo parole che camuffano, che mascherano, che fingono. Liquidiamo l’argomento come fosse un’inezia, o qualcosa di troppo difficile da comprendere per unə bambinə o, peggio ancora, come qualcosa che non lə riguarda.
Scegliere invece di cambiare rotta, di stare nel disagio che ci provoca parlare di morte, di fine, di ignoto, offrire con naturalezza ogni volta che se ne presenta l’occasione la possibilità di fare domande, e restituire risposte dolci ma vere, è un passo educativo di grande raffinatezza e cura.
In questo articolo voglio darti alcuni strumenti per trovare il tuo personale modo di raccontare questa parte così difficile e oscura che è la morte.
LA COMPRENSIONE DELLA MORTE
La comprensione della morte nei bambini non è immediata: si sviluppa in modo graduale e segue precise tappe evolutive legate allo sviluppo cognitivo ed emotivo.
Secondo la teoria della psicologa Maria Nagy, questo processo si articola in tre stadi principali, ciascuno caratterizzato da un diverso livello di consapevolezza e interpretazione del concetto di morte.
🌀Fino ai 5 anni: la morte è percepita come una condizione temporanea o reversibile, simile al sonno o a un lungo viaggio. Il loro cervello, ancora in piena fase di sviluppo simbolico fatica a comprendere il concetto di "per sempre". La persona o l'animale che muore, nella loro immaginazione, può tornare. Per questo, frasi metaforiche come "è volato in cielo" o "si è addormentato" possono generare confusione e paure, soprattutto legate al sonno o al distacco temporaneo.
🌀Dai 5 ai 9 anni: A questa età i bambini iniziano a capire che la morte è un evento definitivo, ma non sempre la associano a un fenomeno universale: la vedono come qualcosa che può capitare ad altri, ma non necessariamente a loro stessi o ai loro genitori. Spesso emerge un senso di evitabilità: se si è bravi, se si fa attenzione, la morte si può prevenire. È il periodo delle domande dirette: "Come muore una persona?", "Perché si muore?", "Puoi morire anche tu?".
🌀Dai 9 anni in poi: È solo a partire dai 9 anni circa che la morte viene compresa nella sua universalità, irreversibilità e inevitabilità. In questa fase i bambini realizzano che tutti muoiono, senza eccezioni, compresi i loro genitori e loro stessi. Si sviluppa la consapevolezza che la morte è parte della vita e che non esistono strategie per evitarla. L'approccio diventa più riflessivo e, in alcuni casi, possono emergere vere e proprie riflessioni esistenziali: "Cosa succede dopo?", "Dove si va quando si muore?".
Conoscere questi stadi ci permette di adattare il nostro modo di parlare della morte, scegliendo parole che siano adatte alla loro età e al loro livello di comprensione.
Significa rispettare il loro tempo, le loro domande, e costruire — un passo alla volta — quella consapevolezza che rende questo argomento meno spaventoso e più naturale.
I PENSIERI
Vorrei che partissimo da un presupposto fondamentale: per poter comunicare — bene, intendo — dobbiamo prima fare una riflessione dentro di noi ed avere ben chiaro quale messaggio vogliamo trasmettere, perché per noi è importante comunicarlo e quale linguaggio vogliamo usare.
Ma perché tutto questo è così importante?
Perché l’argomento della morte non va ignorato o sminuito.
Perché dobbiamo essere pronti — con le parole giuste e con il modo giusto di usarle.
La morte, Caro Genitore, è una parte reale della vita, e far finta che non esista non protegge i nostrə bambinə, ma al contrario, rischia di lasciarlə solə con domande, emozioni e paure che, senza una guida, possono diventare ancora più grandi e difficili da gestire.
Prepararci significa poter accogliere, accompagnare e dare un senso di sicurezza anche nei momenti più complessi.
Dal punto di vista evolutivo, quando unə bambinə formula una domanda su un tema complesso, come anche la morte, sta mostrando che il suo cervello ha raggiunto un livello di sviluppo cognitivo ed emotivo sufficiente per iniziare a elaborare quel concetto.
Formulare una domanda non è un atto banale: significa che alcune aree cerebrali, come il lobo frontale (legato al pensiero astratto) e il sistema limbico (legato alle emozioni), stanno collaborando per cercare di dare senso al mondo.
In altre parole: se è in grado di modulare una domanda, è anche in grado di ricevere una risposta. Una risposta semplice, adeguata alla sua età, ma comunque autentica e rispettosa.
E c'è un altro aspetto fondamentale: il cervello di unə bambinə non tollera il vuoto di informazione. Quando una domanda rimane senza risposta — o riceve una risposta vaga, confusa o troppo complessa — il cervello non può semplicemente lasciarla sospesa. Ha bisogno di chiudere il cerchio. E, se non trova risposte chiare all’esterno, le inventa o le riempie basandosi su esperienze parziali, immaginazione o paure.
Soprattutto su temi delicati come la morte, queste costruzioni interne possono portare a credenze fuorvianti, a paure non elaborate o a sensi di colpa ingiustificati che, se non accolti, possono influenzare profondamente la crescita emotiva.
Rispondere, quindi, non significa solo informare. Significa offrire un terreno sicuro su cui poggiare i pensieri, le emozioni e le domande future.
LE PAROLE
Prima o poi — spesso prima di quanto pensiamo — ci capiterà di affrontare questo tema con i nostrə bambinə. Per questo ti consiglio di iniziare a fare pratica fin da subito con questo argomento e con le parole che desideri usare.
Parole troppo vaghe, troppo complesse o troppo “addolcite” possono creare confusione, alimentare paure o dare spazio a interpretazioni sbagliate.
Ti lascio qui alcuni spunti che possono esserti utili.
Come sempre, ricorda: queste sono basi su cui costruire il tuo personale modo di comunicare. E più troverai il modo di farle tue, più il tuo messaggio passerà con sincerità e condivisione.
Alcune espressioni, anche se dette con le migliori intenzioni, possono confondere o addirittura spaventare. Vediamo insieme cosa evitare e quali alternative utilizzare.
1️⃣ Usa parole semplici e dirette
I bambini hanno bisogno di concretezza e chiarezza. Frasi vaghe o metafore possono creare immagini mentali distorte o alimentare paure irrazionali.
🚫 Da evitare:
"È andato a dormire per sempre." ➔ Questa frase potrebbe spaventare e creare paura del sonno.
"È volato in cielo." ➔ Il bambino potrebbe credere che chiunque voli o si sposti in aereo possa morire.
"Dio l'ha voluto con sé." ➔ Può generare sentimenti di abbandono o paura verso Dio o la spiritualità.
"È diventato un angelo." ➔ Rende la morte qualcosa di magico e irreale, confondendo il confine tra vita e morte.
"Se n’è andato lontano." ➔ Può far pensare che tornerà, o che chi va lontano sparisce per sempre.
"Ci guarda da lassù." ➔ L’idea di essere osservatə costantemente può generare ansia.
"Si è addormentato e non si sveglierà più" oppure "Dormirà per sempre." ➔ Può innescare paure legate al sonno.
"Non sentirà più niente, ora sta meglio." ➔ Può essere ambiguo: il bambino potrebbe pensare che morire sia una soluzione ai problemi.
✅ Esempio pratico:
"Quando qualcuno muore, il suo corpo smette di funzionare. Non respira più, non sente più dolore, non si muove più."
"Quando un animale muore, il suo corpo non funziona più: non respira, non corre e non sente più nulla."
🕊️ Nota importante per chi ha una fede o una visione spirituale:
Se nella tua famiglia seguite una religione o avete una visione spirituale della vita e della morte, è bello e significativo condividere con tuə figliə ciò in cui credete. Queste narrazioni offrono conforto, continuità e senso.
Ma è altrettanto importante affiancare sempre anche una spiegazione concreta, fisica e comprensibile per la loro età.
Questo permette di onorare le vostre credenze senza lasciare vuoti o ambiguità nella mente del bambino, che ha bisogno di immagini chiare e coerenti per costruire significati.
In questo modo, la parte spirituale si integra con quella biologica e aiuta ə bambinə a sviluppare un’immagine della morte che sia al tempo stesso concreta e aperta alla dimensione simbolica o religiosa che fa parte della vostra storia familiare.
✅ Esempio pratico:
"Il corpo del nonno ha smesso di funzionare: non respira più, non sente più niente.
Noi crediamo che la sua anima ora sia con Dio / con gli antenati / nella luce / in un altro luogo speciale, secondo la nostra fede."
2️⃣ Nomina la parola “morte” senza paura
Evitiamo di mascherarla con espressioni vaghe. Dare il nome giusto alle cose aiuta i bambinə a comprendere meglio.
🚫 Da evitare:
"Se n’è andata." ➔ Potrebbe far pensare che può tornare, o che chi “se ne va” può sparire senza spiegazioni.
✅ Esempio pratico:
"Jarvis sta diventando molto anziana. Un giorno morirà, e non potremo più vederla o accarezzarla, ma potremo ricordarla e volerle bene nel nostro cuore."
3️⃣ Rispondi solo alla domanda che ti viene posta
I bambinə hanno bisogno di risposte semplici e dirette. Evitare spiegazioni troppo lunghe o complesse aiuta a non generare confusione.
🚫 Da evitare:
Spiegazioni complesse non richieste.
✅ Esempio pratico:
Bambinə: "Perché Jarvis è morta?"
Genitore: "Era molto anziana e il suo corpo non riusciva più a funzionare."
(Lascia al bambino il tempo di elaborare ciò che ha sentito e attendi eventuali altre domande.)
4️⃣ Normalizza le emozioni
I bambini hanno il diritto di essere tristi, arrabbiati o confusi di fronte alla morte. Riconoscere e validare le loro emozioni è un atto di cura.
✅ Esempio pratico:
"Anche io sono triste. È normale sentirsi così quando qualcuno che amiamo muore."
5️⃣ Offri sicurezza senza false promesse
Promettere che nulla cambierà o che nessuno morirà mai è un’illusione che può minare la fiducia del bambino. Meglio essere sinceri, con dolcezza.
🚫 Da evitare:
"Non morirò mai." ➔ È una promessa che non possiamo mantenere e che potrebbe minare la fiducia.
✅ Esempio pratico:
"Io sto bene e mi prenderò cura di te ogni giorno. Non possiamo sapere tutto del futuro, ma ora siamo insieme e al sicuro."
6️⃣ Non serve avere tutte le risposte
I bambini capiscono e accettano anche i nostri "Non lo so". L'importante è restare aperti e disponibili.
✅ Esempio pratico:
"Non lo so rispondere a questa domanda, ma possiamo andare a cercare insieme la risposta."
IL GIOCO e I LIBRI
Parlare di morte non significa solo usare le parole giuste: ci sono strumenti potenti che aiutano ə bambinə a comprendere e ad elaborare questo concetto così complesso. Mi riferisco al gioco e ai libri illustrati.
💡 Il gioco permette di esplorare emozioni profonde in un ambiente sicuro e familiare. Attraverso il gioco simbolico, come l’uso di pupazzi o personaggi, i bambini ricreano situazioni che hanno vissuto o che immaginano, dando voce alle loro paure e alle loro curiosità. Giocare "a fare finta" che un personaggio muoia è un modo per rielaborare l’idea della morte senza la pressione della realtà.
Proporre giochi di ruolo in cui si affrontano distacchi o addii permette di osservare come elaborano il concetto, dando anche l'opportunità di rispondere alle loro domande in modo delicato e spontaneo.
📚 I libri illustrati, invece, rappresentano una risorsa preziosa perché creano un ponte tra l’immaginazione e la realtà. Storie semplici, immagini evocative e parole adatte alla loro età offrono uno spazio sicuro in cui esplorare l’idea della perdita e del distacco. Alcuni libri parlano di animali che muoiono, di foglie che cadono dagli alberi, di amicizie che si separano. Attraverso la narrazione, i bambini possono identificarsi con i personaggi, provare emozioni e fare domande.
Ho chiesto a Daniela Banu founder di @mammamangialibri di consigliarmi alcuni albi illustrati che possano aiutare a parlare di morte ai bambini in modo delicato e rispettoso. I libri possono diventare strumenti potenti per affrontare argomenti complessi, offrendo un linguaggio visivo e narrativo che accompagna i bambini nel dare un senso a ciò che accade.
Ecco la sua selezione di titoli che trattano il tema del distacco e della perdita con parole semplici e immagini evocative, capaci di aprire uno spazio di riflessione e di dialogo.
📚2/3 anni:
il filo invisibile,
la rete invisibile,
Bertolt,
le galline di sonya,
piccolo sonno,
l’isola del nonno
📚4/5 anni:
e se la morte fosse un bosco,
la signora tasso,
non è facile piccolo scoiattolo,
quando tornerà Hadda,
Bigoudi
📚6/7 anni :
piangi cuore, ma...,
l’anatra la morte e il tulipano
Prima di salutarci...
Siamo arrivati alla fine, Caro Genitore, e come avrai capito, parlare di morte con ə nostrə bambinə non è mai semplice, ma è necessario.
Non ci sono parole perfette o risposte definitive, ma c’è una strada fatta di sincerità, rispetto e delicatezza.
La morte fa parte della vita e, anche se ci spaventa, non possiamo far finta che non esista. Scegliere di parlarne significa accompagnare ə nostrə figliə nella costruzione di un rapporto sano con l’idea della perdita, senza tabù né silenzi.
Ricorda: non serve avere tutte le risposte, ma essere presenti, ascoltare e accogliere le loro domande e i loro sentimenti. E se ti senti in difficoltà, non esitare a cercare supporto o a utilizzare strumenti come i libri e il gioco per rendere il dialogo più accessibile e meno pesante.
Con parole semplici e dolcezza, possiamo aiutarli a comprendere anche questo pezzo complesso della vita.
Grazie per avermi accompagnato in questo viaggio. 🌱
A presto.
Silvia.