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Ti senti sempre in colpa come genitore? Ecco da dove viene il senso di colpa e quali corde tocca dentro di te. Pt1

apr 25

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“Il senso di colpa è un avvertimento che ci segnala quando ci stiamo allontanando da chi vogliamo essere.” – Brené Brown


👨‍👩‍👧 Caro Genitore,


Il senso di colpa, per noi, è spesso una costante silenziosa.

Può arrivare in punta di piedi o travolgerti all’improvviso. Può nascere da una piccola scelta, da una parola detta male, da un bisogno personale messo al primo posto.


"Mi sento in colpa perché oggi ho urlato."

"Mi sento in colpa perché vorrei solo un’ora per me."

"Mi sento in colpa perché non so se sto facendo la cosa giusta."


Se ti sei riconosciutə in almeno una di queste frasi, sappi che non sei solə. In questa prima parte di articolo, ti accompagno a guardare da vicino questa emozione così potente. Non per darti la formula magica per eliminarla, ma anzi per imparare ad accoglierla, ascoltarla e trasformarla.


 

Cos'è davvero il senso di colpa?


Il senso di colpa è un'emozione che ci segnala un possibile scarto tra ciò che facciamo e ciò che riteniamo "giusto" o desiderabile.


È come un campanello d’allarme interno che ci avvisa quando le nostre azioni si discostano dai nostri valori, dalle aspettative che abbiamo su noi stessə o da ciò che la società ci ha insegnato essere "il modo corretto" di comportarci. Questo scarto può essere reale o solo percepito, ma l’emozione che ne deriva è intensa, profonda e soprattutto vera.


Nel contesto della genitorialità, può emergere anche quando le nostre scelte sono sane e necessarie – come prenderci del tempo per noi – ma si scontrano con l’idea (assolutamente irrealistica e pericolosa) di dover essere sempre presenti, disponibili, impeccabili. Sempre.


Non si tratta di un nemico: anzi, a volte può diventare un prezioso alleato che ci aiuta a riflettere, a correggere il tiro, a chiederci cosa vogliamo davvero


Dobbiamo invece prestare la nostra massima attenzione quando questa emozione deriva da aspettative irrealistiche, modelli culturali rigidi, paragoni continui (con le altre famiglie, con i nostri genitori, con l'idea di genitore perfetto che abbiamo in testa) che rischia invece avvelenare la nostra vita e il nostro essere, di immobilizzarci come nelle sabbie mobili, di farci sentire giudicati, allontanarci da una relazione serena con noi stessə e con i nostrə figliə. 


 

Perché non puoi eliminarlo (ma puoi imparare a usarlo bene)


So che a volte desidereresti liberartene per sempre, vivere saltellando sui prati felice e beatə, ma il senso di colpa è uno strumento potente che, se accolto e convalidato, può trasformarsi in un grande moto di cambiamento.


Al pari della tristezza, della rabbia o della paura – solo per citare alcune delle sorelle maggiori – il senso di colpa fa parte della nostra struttura emotiva. È una componente naturale dell’esperienza umana, che si attiva ogni volta che percepiamo una distanza tra ciò che facciamo e ciò che sentiamo essere in linea con dei valori (nostri o altrui… e qui andrebbe posto un grande faro per illuminare la questione e non lasciare ombre di dubbi).


Nel ruolo genitoriale, questa distanza può essere avvertita anche in situazioni che non rappresentano errori reali (ho sculacciato, minacciato, offeso), ma anche solo per scelte che contrastano con l’ideale – irrealistico – del genitore perfetto.


Considerando quindi che è una sensazione che ci verrà proposta e riproposta ancora e ancora, tanto varrebbe sfruttare quel moto mareale per cavarne il famoso ragno dal buco. Cioè, armandosi di cucchiaio per scavare più a fondo e comprendere quale sia il (vero) messaggio che il senso di colpa ci vuole portare.


 

I 3 sensi di colpa più comuni tra i genitori 


So bene che le sfaccettature dei sensi di colpa sono numerose e declinabili in tante versioni quanti siamo noi esseri umani ma per non sforare con l’articolo e tenerti incollato a leggere per 6 ore ma mi piace semplificarli in queste tre categorie:


1. Sé vs gli altri (cura personale vs disponibilità totale)


👉 Cosa tocca?

  • Identità personale e ruolo genitoriale

  • Confini, bisogni, legittimità del desiderio

  • Il mito dell’abnegazione totale


✓ Contiene:

  • Il senso di colpa per prendersi cura di sé

  • Per non essere sempre presenti

  • Per non amare ogni momento

  • Per “avere bisogno di altro” oltre all’essere genitori



2. Il comportamento disallineato (la caduta dall’ideale)


👉 Cosa tocca?

  • Coerenza interna tra valori e azioni

  • Autogiudizio, perfezionismo, paura di traumatizzare

  • Il bisogno di essere “bravə” nel ruolo genitoriale


✓ Contiene:

  • Il senso di colpa per reazioni impulsive

  • Per non essere pazienti

  • Per non sapere cosa fare

  • Per “essere come i propri genitori”



3. Il fallimento nel cambiare l’altro (e la responsabilità personale valoriale)


👉 Cosa tocca?

  • L’illusione di controllo

  • L’identificazione tra l’esito relazionale ed il proprio valore personale

  • L’ansia di “fare la differenza” a tutti i costi


✓ Contiene:

  • Il senso di colpa per il comportamento altrui

  • Per i figli “difficili” o “intensi”

  • Per non riuscire a cambiare l’altro genitore 

  • Per non ottenere i risultati attesi



🌀Vediamoli uno ad uno:


1. Il senso di colpa da “egoista con ambizioni”


Tradotto: il senso di colpa che provi ogni volta che osi voler esistere come essere umano oltre che come genitore.

La società ti ha consegnato un manuale non scritto: “Se ami davvero tuə figliə, lə devi mettere sempre al primo posto.” E subito dopo tuə figliə c’è - in ordine variabile: partner, la cena, il lavoro, la casa, l’allenamento di karate, i genitori, la spesa, le feste di compleanno, il cambio dell’armadio, la photos sul davanzale, l’assemblea condominiale, ritirare in lavanderia il piumone… devo andare avanti?


E se poi riesci a incastrare tutto di cui sopra, ecco che arriva il tempo per te: una doccia fatta con calma, due pagine del libro che staziona sul comodino da sei mesi, forse un aperitivo con un’amicə.

E dentro senti quella vocina pronta a ricordarti che forse, stai rubando tempi a qualcunə o a qualcos'altro.


Abbiamo parlato di carico mentale in questi due articoli

👉 Ti senti sopraffattə? Piccoli trucchi per grandi cambiamenti sul carico mentale

👉 Carico mentale: il prezzo della perfezione che non esiste



2. Il senso di colpa da “predico bene, razzolo malissimo”


Ovvero: quando ti parte il gesto che hai giurato solennemente di non fare mai.

Hai studiato, letto, ascoltato. Hai detto che mai nella vita avresti urlato, minacciato, alzato gli occhi al cielo. Poi succede. E non solo succede: ti scappa anche quella frase che odiavi da piccolə.


Il problema non è tanto l’errore (quello è umano), ma l’identità ferita: “Ma io non sono così, io ci credo davvero…” Non sei incoerente. Sei in evoluzione. E sì, anche chi ha letto tre manuali può perdere le staffe il martedì pomeriggio. 




3. Il senso di colpa da “controllore cosmico fallito”


Quello che ti dice che, se l’altro non cambia, se non fa, se non è, è perché tu hai sbagliato qualcosa. Tuo figlio continua a fare scenate? Tua figlia non vuole mai fare i compiti? Il partner non ti capisce? Tu, intanto, pensi: “Forse non mi spiego bene. Forse dovrei trovare un altro approccio. Forse sbaglio qualcosa. Forse… sono io.”


Questo senso di colpa nasce da un’illusione subdola, molto diffusa quanto pericolosa, che ti fa credere di dover avere sempre la soluzione — o, peggio, di essere la soluzione. Lega la tua autostima alle azioni e ai risultati degli altri. Ma tu non sei onnipotente. Non sei un sistema di controllo. Sei una persona che accompagna, ma non sei — e non puoi essere — responsabile anche delle reazioni, delle emozioni e dei processi evolutivi altrui.


(Questo è in assoluto il senso di colpa che più mi ha attanagliato, e che, tuttora, in alcuni aspetti della mia vita, torna con estrema forza.)



 

Prima di salutarci...


Oggi ti lascio così, Caro Genitore, a riflettere, con calma e onestà, su come vivi il senso di colpa, che come avrai capito non è il nemico da combattere, ma un messaggero da ascoltare.

Una voce interna che sta cercando di dirti qualcosa di importante. Non per ferirti, ma per mostrarti dove c’è bisogno di cura, di allineamento, di presenza.


Può anche diventare un’occasione preziosa per conoscerti meglio, per scegliere in modo più consapevole, per smettere di rincorrere ideali impossibili e iniziare a vivere relazioni più vere, più gentili, più libere.


Ci vediamo nel prossimo articolo.


A presto.

Silvia.


 



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