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10 Motivi che Rendono le Regole Inefficaci (e Come Farle Funzionare Davvero)

apr 18

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bambini e regole




“La disciplina non è punizione. È insegnamento, accompagnamento, presenza.” – Dr. Daniel Siegel


👨‍👩‍👧 Caro Genitore,


Ti è mai capitato di avere la sensazione che le regole che dai non servano a nulla?

Hai mai ripetuto: “Te l’ho detto cento volte!” con quel misto di frustrazione e incredulità?Oppure ti sei ritrovatə a guardare tuə figliə mentre ignora completamente un tuo limite, come se le tue parole fossero sussurate al vento?

Magari hai detto mille volte: “Solo mezz’ora di TV”, eppure sei di nuovo lì, invischiatə in una trattativa degna di un avvocato di Hollywood.O ancora: “Il cibo resta nel piatto”, ma un minuto dopo tuə figliə è in piedi sulla sedia, con la forchetta che balla.


E dentro di te si accendono domande brucianti:


 “Perché non mi ascolta?”


 “Perché devo sempre ripetere tutto mille volte?”


 “Perchè non mi rispetta?”


 “Perché non mi prende sul serio?”



L’importanza di osservare


🤗 Quando ci sentiamo ignoratə da nostrə figliə, dentro di noi può attivarsi un vero e proprio senso di impotenza. A volte ci sembra di non contare nulla, di non avere voce. E quella frustrazione può farsi così intensa da sembrare quasi un fallimento personale.


Ma se proviamo a fermarci un attimo — a respirare, osservare e ascoltare — ci accorgiamo che proprio quei momenti così faticosi possono diventare preziose occasioni di consapevolezza.


Quando una regola viene ignorata o disattesa, possiamo farci delle domande utili:

👉 È chiara per il bambinə?

👉 È ancora adatta alla sua età, al momento o al contesto che stiamo vivendo?

👉 Serve davvero al suo benessere o è solo un mio bisogno di controllo?


Non sempre è facile, lo so. Ma imparare a leggere questi momenti come feedback, e non come attacchi personali, ci apre a un nuovo modo di essere genitori.


Se non l’hai ancora fatto puoi scaricare qui la mia 👉GUIDA GRATUITA: 5 Strategie Per Farti Ascoltare da Tuə Figliə



🔄 Le regole come libertà


Quando decidiamo di dare una regola, il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di proteggere, di prenderci cura.


🌀I limiti sono libertà.Il motivo per cui tracciamo un confine è offrire al bambinə un perimetro entro cui possa agire, muoversi, sperimentare e scegliere in libertà… rimanendo però in uno spazio sicuro, protetto e rispettoso. Fornire delle regole ai bambini significa aiutarli a orientarsi, a capire cosa aspettarsi, a percepire che c’è una presenza che guida, che accompagna con coerenza e attenzione.


🌀Le regole creano fiducia e responsabilità.

Quando un adulto è chiaro, coerente e fermo, comunica un messaggio fondamentale:“Puoi fidarti di me. Ti sto tenendo al sicuro.”Dire sempre di sì o sempre di no non educa: estremi opposti che confondono invece di guidare.Le regole ben pensate aiutano il bambinə a comprendere che ogni azione ha delle conseguenze, e che la libertà non è assenza di limiti, ma va accompagnata dalla consapevolezza del come ci si muove nel mondo.


🌀La norma è relazione.

Avere delle norme di comportamento ci aiuta anche a entrare in contatto con gli altri con rispetto e connessione, si tratti dei genitori, del gruppo dei pari, o degli altri adulti di riferimento all’asilo o a scuola. Evitano il caos, prevengono conflitti, riducono urla e frustrazione.

Quando una regola viene comunicata in modo chiaro e calmo, può davvero prevenire lo scontro e proteggere il legame, insegnano il rispetto reciproco. Perché dare una regola non significa dire "Tu devi". Significa trasmettere un valore: "In questa casa/famiglia/classe ci rispettiamo, e questa cosa è importante".



Le regole come ponti, non come muri.


Definire delle regole non serve a far ubbidire, ma a educare con presenza e intenzione.

Il problema, spesso, non sono le regole in sé, ma le convinzioni — errate, Caro Genitore — che abbiamo su di esse.

Comprendere che le regole non servono a rendere il bambinə obbediente, a “raddrizzarlə”, a farlə rigare dritto, a ottenere rispetto attraverso l’autorità o a fargli fare ciò che vogliamo, è la condizione sine qua non per porre regole davvero efficaci.


Capita spesso che i genitori si sentano in bilico: temono di dare troppe regole e diventare rigidi, oppure troppo poche e perdere autorevolezza. Ma l’obiettivo non è la quantità, bensì la qualità: una regola ben pensata, chiara e coerente vale più di mille imposizioni fatte per automatismo o paura.


Uno strumento semplice ma potentissimo per capire se una regola ha senso — e se vale davvero la pena mantenerla — è chiederci perché la stiamo dando.


Una domanda guida può essere: “Questa regola serve a proteggere qualcuno o qualcosa?”

In particolare, chiediti se la regola è posta per:

  • Proteggere il bambinə: la sua salute, il suo benessere, la sua integrità fisica ed emotiva. Ad esempio, “Non si tocca il forno” protegge da un pericolo reale.

  • Proteggere l’altrə: il rispetto degli altri esseri umani, dei loro spazi, dei loro bisogni. “Si aspetta il proprio turno” tutela l’equilibrio nella relazione e insegna empatia.

  • Proteggere l’ambiente: oggetti, luoghi, contesti che vanno custoditi per il bene comune. “Non si disegna sul muro” non è solo una regola estetica, ma insegna cura e responsabilità.


Se la risposta è sì, quella regola ha una funzione educativa profonda.Se la risposta è no — se serve solo a semplificare la nostra giornata, a soddisfare il nostro bisogno di ordine, o a evitare una fatica — allora vale la pena rivederla, ridimensionarla o trasformarla in una proposta più flessibile.


LINK UTILE: I bambini e l'ambiente secondo il metodo Montessori.​Wikipedia, l'enciclopedia libera


E quasi sempre la sfida più grande non è solo mettere delle regole funzionali, ma fare in modo che vengano rispettate.




Ma allora… perché spesso le regole non funzionano?


Ti presento 10 motivi che noi adulti commettiamo quando diamo una regola o un limite — spesso senza nemmeno rendercene conto.


1. Usare parole astratte invece che immagini concrete

Quando diciamo frasi come "Sii gentile", "Fai attenzione", utilizziamo concetti troppo vaghi. I bambini piccoli non hanno ancora la capacità di comprendere termini astratti: non sanno cosa significhi concretamente "comportarsi bene".

💡Esempio: 

Diciamo: “Sii gentile con tua sorella”, ma ləi continua a spingerla. Questo succede perché non ha capito come si traduce quella gentilezza nei gesti quotidiani.

🎯Cosa fare invece:

Prova a dire: “Le mani si usano per accarezzare.”



2. Dare la regola nel momento di crisi

Cercare di insegnare o spiegare una regola mentre il bambinə è in piena crisi emotiva è inefficace. Durante un momento di stress, il cervello razionale del bambino non è attivo e non può apprendere nulla di nuovo.

💡Esempio: 

Tuə figliə piange disperato perché vuole un altro cartone e per calmarlo inizi a spiegargli le regole sull'uso dello schermo.

🎯Cosa fare invece:

Aspetta che la tempesta passi. Poi, con calma, spiega la regola. Puoi anche usare una storia, un disegno o un gioco per aiutare la comprensione.



3. Non adattare la regola alla fase evolutiva

Aspettarsi che unə bambinə di due anni rispetti la stessa regola pensata per unə di sei (o viceversa) non è realistico. Le regole devono essere adeguate allo sviluppo cognitivo, emotivo e motorio del bambino.

💡Esempio: 

“Non si mangia sul divano” può avere senso per unə bambinə piccolə. Ma unə bambinə più grande, con più autocontrollo, potrebbe essere in grado di compiere quell’azione senza creare danni - magari col nostro supporto nel prendere un tovagliolo o uno strofinaccio.

🎯Cosa fare invece: 

Chiediti: “Cosa può fare e comprendere davvero in questa fase della crescita?” e adatta la regola di conseguenza.



4. Cambiare la regola per evitare il conflitto

Quando, per stanchezza, cambiamo una regola sul momento per evitare una crisi, comunichiamo al bambinə che quella regola non è poi così importante.

💡Esempio: 

Dici: “Niente dolci prima di cena”, ma poi, al primo lamento, aggiungi: “Ok, ma solo oggi.”

🎯Cosa fare invece:

Mantieni la regola con fermezza gentile. Accogli l’emozione del bambinə, ma fai capire che la regola resta. Dopodiché valuta se mantenere la regola oppure no per il futuro.



5. Confondere il bisogno di controllo con quello di sicurezza

A volte imponiamo regole non per il benessere del bambinə, ma per soddisfare il nostro bisogno di ordine e controllo. Ma in questo modo, il limite rischia di trasformarsi in un’imposizione che innesca opposizione, invece che cooperazione.

💡Esempio: 

Pretendiamo che i giochi siano sistemati in un certo modo e subito, che al parco non si arrampichi…

🎯Cosa fare invece:

Chiediti: "Questa regola serve davvero al suo benessere? O è una mia esigenza?" e ancora “Serve veramente per proteggere ləi, gli altri o l’ambiente?”. Sii onestə con te stessə e poi decidi di conseguenza.



6. Non prevedere spazi di libertà vera

Unə bambinə che non ha mai la possibilità di scegliere, che si sente continuamente diretto in ogni piccolo gesto, che non ha margine di errore, non sviluppa la capacità di decidere, di ascoltarsi, di assumersi (le sue piccole) responsabilità.Senza margini di libertà, ogni decisione viene delegata all’adulto, e il messaggio implicito diventa: “Tu da solə non sei in grado.”

💡Esempio: 

“Vestiti adesso, dobbiamo uscire!”, “Mangia tutto quello che c’è nel piatto.” “Ora ci si va a lavare i denti, punto.”

🎯Cosa fare invece:

Offri libertà dentro confini chiari: “Vuoi lavarti i denti prima o dopo il pigiama?”



7. Imporre senza spiegare

Perché sì” o “Perché lo dico io” non aiuta la comprensione. I bambinə collaborano di più quando capiscono il perché delle regole e meglio ancora quando sono coinvolti nel stabilirla.

💡Esempio: 

“Non si tocca il forno!” – “Perché no!”

🎯Cosa fare invece:

Dai una spiegazione chiara e concreta, scegli le parole in base all’età: “Prova ad avvicinare la mano qui, ti aiuto io. Senti com’è caldo? Il forno è veramente molto caldo e se lo tocchi potresti scottarti.”



8. Aspettarsi obbedienza immediata

I bambinə non sono robot. Non hanno un pulsante “esegui” né un sistema operativo che risponde al primo comando. Hanno bisogno di tempo. Di ripetizioni. Di accompagnamento. E quello che a noi adulti sembra “disobbedienza”, spesso è solo un bisogno di tempo per passare da uno stato all’altro, o una difficoltà a interrompere un’attività che li coinvolge profondamente.

💡Esempio: 

È ora di spegnere la TV” – e ci aspettiamo che lo faccia all’istante.

🎯Cosa fare invece:Anticipa cosa sta per succedere. Comunica il tempo prima di accendere la Tv (magari con un timer). Poi ripeti con calma. Accompagna il gesto. La pazienza educa più della rigidità.


LINK UTILE: 3 Strumenti PRATICI che applico con mio figlio per gestire il tempo



9. Dimenticare che il tono conta

Il modo in cui diciamo qualcosa incide molto sul contenuto. Un tono esasperato può scatenare opposizione, anche se la regola è corretta e necessaria.

💡Esempio: 

“Adesso è ora di mettere tutto in ordine!” detto con tono nervoso, molto probabilmente farà scattare il conflitto.

🎯Cosa fare invece:Centra la tua presenza. Respira. Poi parla con voce calma, ferma, gentile. Il messaggio passerà meglio.



10. Essere reattivi invece che preventivi

Dare una regola solo dopo che “qualcosa è successo” la rende una punizione, non un’educazione. Quando interveniamo solo a posteriori, magari presə dalla rabbia o dalla frustrazione del momento, ciò che comunichiamo non è una guida, ma una reazione.

💡Esempio: 

Dopo che ha rovesciato il succo, gridi: “Basta, da ora in poi, non si beve più niente sul divano!”

(oggi ce l’ho col divano se non si era capito 😁)

🎯Cosa fare invece:Chiediti: “l’ho messə nella condizione di evitare questo danno?” "cosa avrei potuto fare di diverso?”

Una regola efficace si costruisce prima. E se invece fosse necessario introdurne una nuova dopo un evento, puoi coinvolgerlə dicendo “Per prevenire questa cosa la prossima volta, il succo si beve sul tavolo o con un tovaglietta vicino”.




Prima di salutarci...


Siamo arrivati alla fine, Caro Genitore, e come avrai capito, il modo in cui diamo le regole fa tutta la differenza. Non si tratta di dire sempre sì o sempre no. Non si tratta di rigidità o permissività. Si tratta di intenzione, consapevolezza e connessione.


Le regole non sono strumenti per farci ascoltare “subito”, ma ponti per costruire fiducia. Non servono a far rigare dritto, ma a offrire sicurezza, orientamento, contenimento.





A presto.

Silvia.





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