
Perché Tuə Figliə Vuole Solo la Mamma o Solo il Papà (e Cosa Fare Davvero)
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"Non sono i legami di sangue a fare di noi una famiglia, ma i momenti in cui scegliamo di esserci l’uno per l’altro." – Joyce Brothers
👨👩👧 Caro Genitore,
oggi parliamo di una fase estremamente comune ma anche una delle più difficili da attraversare: quella di essere sempre, o mai, il genitore scelto.
Sono abbastanza certa che anche tu ti sia ritrovato in una di queste situazioni:
“Voglio solo la mamma, via papà!”
“No, tu no mamma, voglio papà!”
“Se non mi accompagna papà, non ci vado!”
“Voglio che mi vesta la mamma, non tu!”
“No, la storia me la legge la mamma, tu non sei capace!”
“Non voglio venire con te, voglio il papà.”
“Se non mi addormenta la mamma, non dormo!”
“Voglio stare solo con papà, tu non venire.”
“No, tu no mamma, voglio papà!”
In quei momenti, il cuore si riempie di emozioni contrastanti: amore, tenerezza, orgoglio ma anche – per chi viene scelto sempre – un’incredibile stanchezza; oppure frustrazione, senso di esclusione, tristezza, per chi viene escluso.
Quella delle preferenze verso un genitore è una fase normale dello sviluppo emotivo del bambino, che nulla ha a che fare con l’amore verso l’uno o l’altro. È un passaggio che può mettere in crisi l’equilibrio familiare se non viene compreso e gestito con empatia.
In questo articolo affronteremo entrambe le prospettive:
Cosa fare se tuə figliə vuole solo te.
Cosa fare se tuə figliə vuole solo l’altro genitore.
Lo faremo in due colonne, così potrai leggere i consigli pensati per la tua situazione. Ma ti invito anche ad approfondire il punto di vista dell’altro genitore, per comprendere meglio cosa vive e cosa prova.
PS: userò i termini “mamma” e “papà” per semplicità, ma questa dinamica può presentarsi anche nelle famiglie con due mamme o due papà.
Capire cosa succede
Se sei il genitore scelto
Essere “quellə che tuə figliə vuole sempre” può sembrare un segno di amore speciale, quasi un privilegio. Spesso ti dicono: “Beatə te, vuol dire che con te si sente sicuro!”
Sì, è vero: essere il suo punto di riferimento significa che vede in te una base sicura. Ma questa “preferenza esclusiva” porta anche un carico enorme di fatica emotiva e fisica.
Diventi il genitore chiamato in causa per tutto:
addormentarsi (“No, solo la mamma/papà mi deve mettere a letto!”),
essere consolato (“Se cade, deve venire subito da te, altrimenti piange ancora di più.”),
vestirsi, mangiare, giocare, persino per gesti semplici come lavarsi i denti.
Se non ci sei o provi a delegare, spesso scatta la crisi. E tu ti senti intrappolatə in un ruolo indispensabile e insostituibile, che a volte non lascia spazio al riposo o al supporto dell’altro genitore.
Esempio reale:
Dopo una lunga giornata di lavoro, sogni solo 10 minuti di silenzio. Ma al momento del bagnetto tuə figliə urla: “No, voglio solo la mamma/papà!”
Il partner prova ad aiutarlə: “Dai, oggi lo facciamo insieme!”, ma ləi si aggrappa a te come se l’altrə fosse invisibile.
Ti ritrovi diviso tra due emozioni opposte: la dolcezza di sentirti “sceltə” e la frustrazione di non poter mollare un attimo la presa.
Come ti senti dentro?
Puoi provare senso di colpa per voler “staccare la spina” (come se rifiutare un momento significasse non essere un bravo genitore).
Puoi sentirti soffocatə dal carico, soprattutto se la routine si trasforma in un obbligo costante.
Oppure puoi provare tenerezza e orgoglio, ma con la consapevolezza che non è sano essere l’unico punto di appoggio.
Se sei il genitore non scelto
Essere ignorato o rifiutato da tuə figliə può ferire più di quanto ammettiamo.
È un dolore sottile, che scava nella sicurezza che pensavi di avere nel tuo ruolo di genitore. Ti ritrovi a chiederti: “Cosa sto sbagliando? Forse non passo abbastanza tempo con ləi? E se non mi amasse quanto l’altro genitore?”
È una sensazione che può far emergere frustrazione, tristezza o addirittura gelosia verso l’altro genitore, che sembra “avere sempre le chiavi” del cuore di tuə figliə. Eppure, non è una gara di amore. La preferenza non misura il tuo valore come genitore. È solo una fase legata a bisogni momentanei di sicurezza e routine.
Esempio reale:
Ogni sera provi a proporre una favola della buonanotte: “Stasera leggo io, ti va?”
Ma tuə figliə scoppia a piangere: “No! Solo la mamma/papà!”
Tu ci provi lo stesso, ma lui/lei urla, si contorce, ti respinge. Dopo un po’ molli la presa, feritə e arrabbiatə, pensando: “A cosa servo, se non vuole nemmeno ascoltarmi?”
Come ti senti dentro?
Puoi sentire rabbia e frustrazione, come se l’altro genitore avesse “un posto speciale” che tu non potrai mai raggiungere.
Puoi provare senso di fallimento, pensando di non essere un genitore abbastanza presente, dolce o interessante.
O potresti scegliere inconsciamente di “ritirarti”, lasciando che sia sempre l’altro a gestire, pur sapendo che questo non aiuta.
Perchè vuole solo la mamma o solo il papà?
Se sei il genitore scelto
Attaccamento sicuro: L’attaccamento non è una gara d’amore, ma una questione di sicurezza emotiva.
Tuə figliə si rifugia nella persona che percepisce come la più costante e rassicurante. Questo non significa che l’altro genitore non sia amato o meno importante. È una scelta dettata dalla necessità di sentirsi al sicuro, non un giudizio sul vostro valore.
Spesso questa “scelta” varia nel tempo: può esserci un periodo di forte preferenza per la mamma e, qualche mese dopo, un periodo in cui il papà diventa il compagno di gioco preferito.
Routine consolidate: I bambinə hanno bisogno di prevedibilità: gli dà stabilità e tranquillità.
Se sei sempre tu a fare la nanna, leggere la favola o cucinare, diventi per tuə figliə la “figura giusta” per quei momenti. Non è un fatto di “amore maggiore”, ma di associazione: il cervello del bambinə collega quelle azioni alla tua presenza.
Ad esempio: “Se ogni sera la mamma mi legge la favola, allora solo lei può farlo bene.”
Momenti di regressione: Ogni bambinə attraversa fasi di crescita e regressione. Nei periodi di cambiamento – come l’inizio dell’asilo, l’arrivo di un fratellino o un trasloco – può cercare di più il genitore che percepisce come più stabile.
Questa scelta è una sorta di “coperta di Linus emotiva”: tuə figliə si aggrappa a ciò che conosce meglio per affrontare un mondo che sta cambiando.
Se sei il genitore non scelto
Tempo insieme ridotto: Se passi meno tempo con tuə figliə per motivi di lavoro o altri impegni, è più probabile che ləi costruisca routine consolidate con l’altro genitore, che diventa così il “riferimento quotidiano”. Questo non significa che tu sia meno importante, ma solo che il bambinə si abitua alla persona che vede più spesso nei momenti di cura (bagnetto, pappa, nanna).
Con il tempo, però, anche brevi momenti di qualità possono fare una grande differenza.
Ruolo di “genitore severo”: Se sei tu a mettere i confini, a dire più “no” o a gestire i conflitti, tuə figliə potrebbe vederti come la figura “meno morbida”. Non è raro che, quando cercano coccole o consolazione, i bambini si rivolgano a chi percepiscono come “più dolce” o permissivo.
Questo però non è un male: il genitore che mette i confini offre sicurezza e stabilità. Spesso i bambini si rivolgono al genitore delle regole proprio quando vogliono testare la loro autonomia.
Preferenze momentanee:Le preferenze dei bambinə cambiano continuamente.
Oggi tuə figliə può voler stare solo con la mamma, e domani – senza un motivo preciso – può chiedere solo papà. Questo succede perché i bambini attraversano fasi di sviluppo emotivo in cui testano il legame con una figura, per poi spostarsi verso l’altra.
Cosa puoi fare (strategie pratiche e frasi utili)
Se sei il genitore scelto
Condividi il carico
Essere il genitore “scelto” non significa che tu debba fare tutto da solə. È importante coinvolgere l’altro genitore in piccole attività quotidiane, così tuə figliə imparerà gradualmente che può sentirsi sicurə con entrambi.Puoi dire frasi come:
“Capisco che vuoi il papà, ma oggi ti accompagna la mamma e io ti aspetto qui per il bacio della buonanotte.”
“Oggi giochiamo tutti e tre, e domani andrai al parco con papà.”
Esempio pratico: Se il momento critico è la nanna, prova a dividere i compiti: papà racconta la favola e mamma rimane accanto per un saluto finale. Questi passaggi graduali aiutano tuə figliə a costruire fiducia anche con l’altro genitore, senza sentirsi “abbandonatə”.
Sii chiaro e rassicurante
I bambinə hanno bisogno di sapere che non stanno perdendo il loro genitore preferito, ma che il compito viene semplicemente condiviso. Usa frasi brevi, calme e ripetute, come:
“Papà ti legge la storia, poi io vengo a darti la buonanotte.”
“Sono qui vicino, non me ne vado.”
“Oggi è la mamma che ti aiuta a vestirti, io ti aspetto in cucina per la colazione.”
Questo linguaggio rassicurante aiuta tuə figliə a capire che non c’è nulla di irreparabile, e che entrambi i genitori restano disponibili.
Dai tempo all’altro genitore
Anche se il bambinə piange o si aggrappa a te, non intervenire subito per “risolvere”. Lascia che l’altro genitore provi a gestire la situazione, trovando un proprio metodo. È normale che tuə figliə protesti all’inizio: si tratta di rompere una routine consolidata.
Esempio pratico: Se il papà vuole fare il bagnetto ma tuə figliə urla “No, solo mamma!”, tu puoi restare nelle vicinanze, ma lasciare che sia il papà a condurre il momento. Dopo alcuni tentativi, il bambino inizierà ad accettarlo.
Prenditi pause senza sensi di colpa
Essere sempre il punto di riferimento è logorante. Prendersi cura di sé è fondamentale: una doccia in pace, leggere un libro o semplicemente stare sedutə a bere un caffè senza interruzioni non sono “lusso”, ma bisogni primari.
Più sei riposatə e centrato/a, più riuscirai a gestire la relazione con serenità.
Ricorda: Non sei un supereroe. Un genitore stanco, che fa tutto da solo, non è un genitore più bravo: è solo un genitore esausto.
Se sei il genitore non scelto
Crea rituali speciali
Unə bambinə che preferisce l’altro genitore non ha bisogno di grandi gesti per riscoprire il legame con te: bastano piccoli rituali esclusivi, momenti che diventano “solo vostri”.
Può essere:
un “saluto segreto” inventato insieme,
una canzone che cantate solo voi due al mattino,
un piccolo rito del weekend, come preparare insieme la colazione.
Esempio pratico: Quando lo accompagni all’asilo, create un segnale speciale con le mani e dite: “Ci vediamo dopo con il nostro saluto da supereroi!” Questo crea un legame unico che tuə bambinə inizierà ad associare proprio a te.
Sii paziente e costante
Il rifiuto fa male, ma non è personale. Se ti tiri indietro al primo “No, voglio il papà/mamma! ”, rinforzi l’idea che l’altro genitore sia l’unico affidabile.
Mostrati presente, disponibile e tranquillə, anche se all’inizio tuə bambinə protesta.
Frasi utili da dire:
“So che vuoi la mamma, ma adesso giochiamo noi due, lei è in cucina che ci sente.”
Esempio pratico: Se stai provando a leggere la favola della buonanotte e tuə bambinə ti respinge, siediti comunque accanto a ləi e proponi un gioco di scelta: “Vuoi che legga questa storia o questa?” Piccoli gesti di coinvolgimento aiutano a creare fiducia.
Non viverlo come un rifiuto personale
La preferenza non significa che tu sia meno amato. È una fase evolutiva, spesso legata a routine o momenti di crescita. Tuə bambinə ti osserva, assorbe la tua calma e la tua sicurezza. Se reagisci con delusione o rabbia, ləi percepisce un “peso emotivo” e questo può rinforzare la preferenza per l’altro genitore, visto come più accogliente.
Ricorda: non è una gara, è un processo di crescita in cui entrambi i genitori giocano un ruolo fondamentale. Fate squadra!
Prova la “tecnica della presenza breve”
Se passi meno tempo con tuə bambinə, punta sulla qualità, non sulla quantità. Dedicati a ləi per 5-10 minuti al giorno senza interruzioni: niente telefono, niente distrazioni. Solo ascolto, gioco e contatto.
Esempio pratico: Potete costruire una torre con i mattoncini, fare una mini-gara di corse con le macchinine o leggere una breve favola. Questi momenti, anche se brevi, sono potenti per rafforzare la connessione.
Esempi di situazioni quotidiane e come rispondere
Situazione:
Il bambino piange se deve stare con l’altro genitore.
Cosa dire:
“So che vuoi la mamma, ma papà è qui con te e io torno tra poco.”
“Capisco che ti senti così. Papà è qui per te, e io sono proprio nell’altra stanza.”
Situazione:
Vuole solo te per la nanna.
Soluzione:
“So che vorresti che la leggessi io la storia. La facciamo leggere al papà che ci farà tutte le voci dei personaggi. Resterò qui anche io."
Proponete una scelta: “Pigiama e denti: cosa vuoi fare col papà e cosa con la mamma?”
Fare un rituale condiviso: “Papà legge la storia, poi mamma dà il bacio della buonanotte.”
Situazione:
Non vuole venire con te al parco.
Cosa dire:
“So che vorresti la mamma, ma oggi andiamo noi due, facciamo tante foto così e poi le raccontiamo cosa abbiamo fatto.”
Proponi un gioco esclusivo: “Ti va di scegliere tu il percorso per arrivare al parco?”
Situazione:
Ti senti inutile.
Cosa dire:
“Ok, mentre papà ti aiuta, io ti preparo la tua tazza preferita per la buonanotte.”
“Sono qui, anche se vuoi stare con mamma/papà.”
“Ti va di fare un gioco veloce mentre aspetti mamma/papà?”
Cosa Evitare
Se sei il genitore scelto
Attenzione a non…
1. Fare sempre tutto da solə.
Pensare “faccio io perché faccio prima” ti sovraccarica e impedisce all’altro genitore di creare un legame autonomo con tuə bambinə.
2. Colpevolizzare tuə bambinə per la sua preferenza.
Frasi come “Povero papà, non lo vuoi mai” non aiutano: creano tensioni e sensi di colpa inutili.
3. Entrare in competizione con l’altro genitore.
Non è una gara a chi viene scelto di più. Ogni genitore ha un ruolo diverso e complementare.
4. Rinunciare al proprio benessere.
Non trascurare i tuoi spazi di pausa. Essere sempre disponibile al 100% ti logora e ti rende meno presente emotivamente.
5. Forzare tuə bambinə a stare con qualcuno.
Obbligare non è la soluzione: è meglio creare passaggi graduali, lasciando che la fiducia si costruisca in modo naturale.
Se sei il genitore non scelto
Attenzione a non…
1. Arrabbiarti o mostrare delusione.
Frasi come “Allora vai sempre da mamma/papà!” non aiutano e fanno sentire tuə bambinə in colpa per un bisogno naturale.
2. Mollare al primo rifiuto.
Se smetti subito di provare, tuə bambinə rafforza l’idea che solo l’altro genitore sia “adatto”. La costanza è fondamentale.
3. Cercare di comprare l’affetto.
Regali, premi o eccessiva permissività non costruiscono un legame vero, ma solo una relazione basata su condizioni.
4. Fare paragoni o battute svalutanti.
Frasi come “Tanto vuoi sempre solo mamma/papà” non fanno che aumentare la distanza emotiva.
5. Forzare momenti di contatto.
Obbligare tuə bambinə a stare con te “per forza” può aumentare la resistenza. Meglio proporre attività brevi, divertenti e non competitive.
Quando serve approfondire?
Nella maggior parte dei casi, la preferenza per un genitore è una fase transitoria e del tutto normale, soprattutto nei primi anni di vita, quando l’attaccamento è ancora in costruzione. Tuttavia, ci sono situazioni in cui è utile osservare con maggiore attenzione il comportamento di tuə figliə:
Se il rifiuto verso un genitore è estremo e persistente per molti mesi, senza miglioramenti.
Se la preferenza genera crisi di pianto inconsolabili, ansia intensa o comportamenti di paura.
Se tuə figliə sembra evitare il contatto fisico o la comunicazione con l’altro genitore in modo rigido e costante.
Se nella famiglia ci sono stati grandi cambiamenti (una separazione, l’arrivo di un fratellino, un trasloco, cambi di routine) e la preferenza sembra legata a una difficoltà di adattamento che il bambino non riesce a elaborare da solo.
In questi casi, chiedere il supporto di un professionista può essere un passo prezioso. Non significa “avere un problema” come genitori, ma ricevere strumenti pratici per aiutare tuə figliə a elaborare emozioni complesse e tornare a sentirsi sicuro con entrambe le figure di riferimento.
Prima di salutarci...
Siamo arrivati alla fine, Caro Genitore, e come avrai capito che tu sia il genitore “scelto” o quello momentaneamente “scartato”: la preferenza non definisce il tuo valore, né il tipo di relazione che costruirai con tuə figliə.
È una fase, un passaggio di crescita che con il tempo evolve.
Con pazienza, routine condivise e un atteggiamento empatico, tuə figliə imparerà a fidarsi di entrambi i genitori e a sentirsi sicuro con entrambi. Non è una gara, ma un lavoro di squadra, dove ciascun genitore ha un ruolo unico e prezioso.
A presto.
Silvia.







