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Come Rispondere alle Domande e ai Commenti Durante il Natale (ma Non Solo)

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“La comunicazione più importante è quella che avviene tra ciò che pensiamo e ciò che diciamo.” — Virginia Satir



👨‍👩‍👧 Caro Genitore,



Le feste hanno una grande capacità di far riaffiorare frammenti del nostro passato, aspettative non dette, ruoli familiari che credevamo superati.


È il momento in cui ci ritroviamo circondatə da persone che ci vogliono bene a modo loro, ma che non sempre sanno entrare in relazione con quello che siamo diventati come adulti e soprattutto come genitori.

E così accade che tra un antipasto e un bicchiere di prosecco arrivi la domanda che non volevamo sentire. Il commento sul nostro modo di crescere i figli. La frecciatina.


In questo articolo voglio accompagnarti e darti alcuni spunti di riflessione per costruire spazio, lucidità e confini chiari. Non con l'intento di “vincere una discussione”, ma per proteggere ciò che stai costruendo: una genitorialità evolutiva, consapevole e gentile.



Perché le domande (e i commenti) pesano così tanto?


Non si tratta di fragilità. E nemmeno di essere permalosi.

È che durante le feste si intrecciano alcune dinamiche che spesso sottovalutiamo:


  1. Il carico mentale è alto: le aspettative aumentano, le richieste raddoppiano, le routine si stravolgono. Ci ritroviamo a gestire bambini fuori ritmo, orari spezzati, mille incastri logistici e pochissimo tempo reale per recuperare energie.

  2. Reinterpretiamo contemporaneamente vecchi ruoli: figlia, figlio, nipote, "quella che…” — etichette che ci seguono da anni e che il contesto familiare riattiva con una facilità sorprendente. Anche se siamo adulti, con idee chiare e una nostra genitorialità, tornare in quei ruoli può farci sentire improvvisamente più piccolə, più giudicati, meno sicuri.

  3. Riemergono nostalgie e confronti del passato: “Lo fai uguale a tua madre.” “Ai miei tempi...” sono frasi che non descrivono davvero noi, ma l'immagine che l’altro ha della propria storia. Eppure ci toccano, perché portano con sé confronti e vecchie dinamiche relazionali.

  4. La nostra finestra di tolleranza si restringe: siamo più stanchə, più carichi, più espostə. Quando la mente è affaticata, abbiamo meno spazio per filtrare, per relativizzare, per lasciar correre.


In pratica, non sei necessariamente tu ad essere vulnerabile, ma spesso è il contesto a essere attivante. Questo ci fa scivolare in una modalità difensiva in cui, quasi automaticamente, entriamo nella cena natalizia con l’idea di dover “spiegare”, “far capire”, “giustificare”.


Ma..

Non sei tenutə a spiegare perché educhi in quel modo.

Non sei obbligatə a giustificare le tue scelte.

Non devi dimostrare nulla.


Puoi scegliere cosa dire.

Puoi scegliere cosa non dire.

Puoi scegliere di chiudere una conversazione.



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Prima della risposta: postura, check emotivo e intenzione


Prima di entrare nel pratico delle parole, è importante ricordare che nelle conversazioni difficili non conta solo cosa dici, ma anche da quale stato interno stai rispondendo, dalla comprensione dell’intenzione dell’altro e dalla tua capacità di non farti travolgere.

Iniziamo da tre posture che ti possono aiutare a restare centratə, chiarə e coerente:


1. Fermezza calma

È la capacità di restare stabile mentre affermi una scelta educativa.

La fermezza calma si riconosce da:

  • una voce che non accelera;

  • un tono neutro, non difensivo;

  • un corpo presente (spalle aperte, respiro regolare);

  • uno sguardo che resta sul qui e ora.


2. Gentilezza intenzionale

Essere gentili non significa essere disponibili a tutto. Significa scegliere un modo di rispondere che non alimenti tensioni inutili.

La gentilezza intenzionale è utile quando:

  • non vuoi aprire un dibattito,

  • non vuoi entrare nella provocazione,

  • vuoi proteggere la tua energia emotiva,

  • vuoi mantenere un clima rispettoso senza rinunciare alla tua posizione.


3. Confini protettivi

I confini non sono barriere: sono informazioni chiare su cosa è ok per te e cosa non lo è.

Mettere un confine significa:

  • decidere quali conversazioni non vuoi affrontare;

  • scegliere quante spiegazioni vuoi dare (se ne vuoi dare);

  • non farti trascinare in discussioni che non portano valore;

  • proteggere la tua genitorialità da intrusioni o pressioni.


Trovata la tua postura puoi passare al check emotivo. È un passaggio semplice ma estremamente utile per evitare di reagire in automatico.

Puoi fermarti un secondo e usare alcune domande guida come queste:

  • Questo commento parla di me o dell’altro?

  • Mi fa male perché tocca un mio punto vulnerabile?

  • Sto rispondendo per proteggermi?

  • Qual è il confine che voglio mettere?


E infine ricordati che reagire e rispondere non sono la stessa cosa.

Quando reagisci, lo fai da uno stato emotivo attivato: ti senti toccatə, giudicatə, messə sotto pressione.

Rispondere, invece, è un atto intenzionale. Significa prenderti un secondo interno per capire cosa sta succedendo, riconoscere l’effetto che quella frase ha su di te e decidere qual è la direzione che vuoi mantenere.

Rispondere vuol dire scegliere i tuoi valori, non la necessità di avere ragione. Vuol dire proteggere la relazione , invece di lasciarti guidare dall’impulso del momento.



Esempi di commenti tipici e risposte assertive


Le prossime frasi che troverai potrebbero sembrarti “stonate” o lontane dal tuo modo abituale di rispondere. È normale: non tutte le risposte risuonano allo stesso modo, e non tutte si adattano alla tua personalità, al tuo contesto o al rapporto che hai con chi ti sta parlando.

Gli esempi che seguono non sono “le risposte giuste”, ma spunti di partenza, piccoli incipit da cui puoi prendere ispirazione per trovare il tuo modo di rispondere. Lo scopo non è replicare le parole, ma costruire una modalità comunicativa che ti faccia sentire centratə, coerentə e rispettosə di te e della tua famiglia.


Per scegliere la risposta più adatta, può aiutarti porti alcune domande:

  • Voglio educare l’altra persona o preferisco chiudere la conversazione?

  • Qual è il valore educativo che voglio proteggere in questo momento?

  • Ho davvero lo spazio emotivo per approfondire, oppure oggi no?


Ricorda: le parole sono strumenti. E come ogni strumento, vanno scelti in base all’energia che hai, al momento che stai vivendo e alla relazione che vuoi mantenere.



“Ai miei tempi queste cose non esistevano/si dicevano/si facevano.”

Per chiudere:

“Ne sono consapevole. Oggi abbiamo più informazioni e per noi è importante usarle.”

Per continuare:

“Sì, sono cambiate molte cose. A te cosa colpisce di più dei bambini di oggi?”


“Lo stai viziando troppo.”

Per chiudere: “In realtà stiamo lavorando sulla connessione e sulla regolazione.”

Per continuare: “Capisco che possa sembrare così. Cosa intendi esattamente per ‘viziarlo’?”


“Non dovrebbe piangere per queste sciocchezze.”

Per chiudere: “Per lui/lei non è una sciocchezza. Lo accompagniamo nel modo più rispettoso possibile.”

Per continuare: “Può sembrare una piccola cosa. Ti è mai successo di sentirti così da piccolə?”


“A cosa serve tutta questa roba? Alla fine tutti abbiamo fatto i genitori.”

Per chiudere: “Capisco il tuo punto. Noi stiamo scegliendo un approccio che ci fa stare bene come famiglia.”

Per continuare: “È vero, ognuno fa il genitore a modo suo. Qual è stato per te l’aspetto più difficile quando i tuoi erano piccoli?”


“Con me non si comporterebbe così!”

Per chiudere: “È possibile. Ogni relazione è diversa.”

Per continuare: “Potrebbe essere. Come ti comporteresti tu in questa situazione?”


“Io sono cresciuto benissimo nonostante… (o grazie a…).”

Per chiudere: “Sono contentə che tu ti senta così. Noi abbiamo scelto un approccio che rispecchia i nostri valori.”

Per continuare: “Credo sia importante sentirsi soddisfatti del proprio percorso. Cosa pensi ti abbia aiutato di più da piccolə?”


“Stai esagerando.”

Per chiudere: “Per me questo confine è importante.”

Per continuare: “Capisco che possa sembrarti troppo. Cosa ti dà questa impressione?”


“Ma non gli dici niente? Fai il genitore!”

Per chiudere: “Lo sto facendo, solo in un modo diverso dal tuo.”

Per continuare: “Capisco cosa intendi. Tu cosa diresti in questo momento?”


“Fagli capire chi comanda.”

Per chiudere: “Noi preferiamo lavorare con collaborazione e chiarezza.”

Per continuare: “Capisco il tuo punto. Cosa pensi che succeda quando un bambino obbedisce solo per paura?”


“È troppo piccolo per capire.”

Per chiudere: “I bambini capiscono più di quanto immaginiamo. Noi preferiamo spiegargli le cose.”

Per continuare: “Io invece credo che capiscano molto bene se usiamo le parole giuste. Tu come glielo diresti?"


Se ti colgono impreparatə puoi usare frasi corte che mettano un confine senza creare scontro. Ad esempio: “Preferiamo fare così.” Oppure: “Per noi funziona diversamente.” Oppure ancora: “Preferisco non aprire questo discorso.”


Take Away: Checklist di sopravvivenza


Ecco uno strumento semplice e pratico da tenere con te durante le feste.


Una piccola checklist che puoi rileggere prima di entrare in casa di parenti e amici e che ti aiuta a restare centrato sulle tue scelte, sui tuoi confini e sul tipo di genitore che vuoi essere, anche nelle situazioni più "natalizie".


Checklist di sopravvivenza

  1. Ho chiaro il mio valore educativo principale.

  2. So quali commenti mi attivano di più.

  3. Ho preparato 2–3 risposte brevi.

  4. Ho concordato un segnale con il partner se ho bisogno di supporto.

  5. Ho deciso quali conversazioni eviterei volentieri.

  6. Ho una frase per chiudere senza entrare in discussioni.

  7. Ho una frase per continuare se voglio farlo.



Prima di salutarci...


Siamo arrivati alla fine, Caro Genitore, e come avrai capito, non esiste una risposta valida per ogni situazione.

Se durante una cena ti esce una risposta più stizzita del previsto, se non riesci a mettere un confine, se un commento ti dà fastidio, non è un segno di fragilità o di fallimento.

È semplicemente parte dell’esperienza umana.

E anche questo fa parte del percorso di costruzione della tua genitorialità evolutiva.




A presto.

Silvia.



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