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Comunicazione con il Partner Genitoriale: Come Affrontare le Difficoltà e Costruire un Dialogo Evolutivo

mag 23

13 minuti di lettura

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comunicazione genitoriale

“La comunicazione funziona per come viene percepita, non per come viene intenzionata.” — Marshall B. Rosenberg

👨‍👩‍👧 Caro Genitore,


comunicare con il partner genitoriale a volte sembra una missione impossibile. Ci si prova, eh. Magari all’inizio parte pure bene, con quelle intenzioni da manuale: "Dai, parliamone con calma, troviamo una soluzione insieme". E dopo tre minuti netti ci si ritrova a fare il campionato mondiale di lancio delle frecciatine.


A volte potresti sentirsi scoraggiatə, a volte nervosə, altre potresti provare una sensazione di resa, ma se c’è una cosa che ho capito in questi anni di evoluzione genitoriale è che la comunicazione non è un talento innato, bensì un’abilità, e come tutte le abilità, si può allenare. 


Quindi mettiti comodə perché qui non parliamo di frasi fatte, ma di strumenti veri. Di quelli che funzionano anche quando vorresti semplicemente chiuderti nell’altra stanza e fingere di essere su un’isola deserta.




PERCHE' LA COMUNICAZIONE E' COSI' DIFFICILE?


"Ma come fa a non capire? È ovvio!", "Possibile che debba dirglielo ogni volta?”, “Non riesco a farglielo entrare in testa!”


Siamo tuttə cresciuti con modelli educativi differenti, immersi in famiglie diverse, con valori, abitudini e credenze uniche. Le nostre esperienze ci hanno plasmato, creando un bagaglio di convinzioni che portiamo inevitabilmente nelle relazioni, soprattutto in quella genitoriale.


Riponiamo aspettative diverse su noi stessə e sui nostrə figliə, ci aggrappiamo a un'idea di "giusto" che spesso si scontra con il "giusto" dell’altro. E quando queste visioni entrano in collisione, le incomprensioni non tardano ad arrivare. Ciò che per unə è una priorità, per l’altrə può sembrare superfluo; ciò che per unə è "regola", per l’altrə è "controllo".


Ecco perché le differenze, quando non vengono comprese e valorizzate, diventano terreno fertile per i conflitti.


Le cause principali? Eccole qui:


1️⃣ Aspettative diverse:

"Ma come fai a non sapere che a me piace che Sansose si addormenti alle 20:00 in punto?"Le aspettative non dette sono come trappole: prima o poi ci inciampi. Uno pensa che sia scontato preparare tutto la sera prima, l’altro ritiene normale fare tutto al mattino. E quando queste aspettative non si incastrano? Boom, esplode il conflitto.


2️⃣ Stress quotidiano:

Tra lavoro, spesa, attività post scuola, lavatrici, giochi sparsi ovunque e il cane che ha deciso di mangiarsi un calzino, trovare il tempo per parlare in modo civile sembra quasi un lusso.Il livello di stress è direttamente proporzionale alla quantità di vestiti accumulati nel cesto della roba pulita da mettere via. E quando si è stanchi, irritabili e con il cervello in modalità "sopravvivenza", anche la frase più innocua può diventare un pretesto per litigare.


3️⃣ Modelli educativi opposti:

Uno è cresciuto con l’idea che "le regole sono regole", l’altro crede nella libertà d’espressione totale. "Ma come? Lo lasci decidere se mangiare le verdure? A casa mia non succedeva!" – Ecco che ogni decisione diventa un confronto tra epoche diverse, con tuə figliə nel mezzo.


4️⃣ Comunicazione non chiara (o del tutto assente):

"Ma io te l’avevo detto!" – "No, non me l’hai detto!" – "Sì, te l’ho detto mentre stavi cercando il telecomando sotto il divano!"Ecco, se la comunicazione si riduce a frammenti lanciati al volo tra una corsa e l’altra, aspettarsi di capirsi è un po’ come lanciare un messaggio in bottiglia nell'oceano e sperare che arrivi a destinazione.


A proposito di ascolto e comunicazione efficace: hai già scaricato la mia risorsa gratuita 5 Strategie per farsi ascoltare? 

È pensata per i bambini, ma... ehi, molte di quelle strategie funzionano alla grande anche tra noi adulti! 😉


5️⃣ Ruoli genitoriali confusi:"

Perché devo essere sempre io quella che dice di no?" – "Perché tu sei più brava!"L'equilibrio tra il "genitore buono" e il "genitore cattivo" è spesso instabile. Quando uno si prende sempre il ruolo di chi impone regole e l’altro si diverte a fare il "genitore Disney", la frustrazione è assicurata.


6️⃣ Influenze esterne:

"E ma mia madre dice che…", "Secondo mio padre, dovremmo fare così…"Le opinioni non richieste dei parenti si inseriscono come ospiti indesiderati nelle discussioni genitoriali portando con sé un carico di aspettative e modelli educativi che spesso non rispecchiano i valori e le scelte della nuova famiglia. 


7️⃣ Fatica di coppia non elaborata:

La casa è in disordine, il lavoro stressa, il tempo sembra sempre insufficiente. Da mesi non si riesce a ritagliare un momento per stare un po' da soli, mentre l'intimità ormai rappresenta due visioni completamente diverse. Le serate si trasformano in maratone e quando finalmente si arriva a letto, le energie sono già esaurite. Anche i piccoli gesti di affetto diventano rari, sepolti sotto la montagna di "cose da fare". In realtà, molti dei conflitti che sembrano "educativi" sono il risultato di tensioni irrisolte nella coppia affettiva.


8️⃣ Differenze culturali o di valori:

"Ma com'è possibile che tu pensi che si possa dormire nel lettone fino a 6 anni?" – "Perché è normale, mia madre ci teneva fino a 8!"A volte non è solo una questione di abitudini, ma di visioni del mondo radicalmente diverse. Dietro ogni scelta educativa si nascondono modelli appresi, esperienze vissute e valori profondamente radicati. Per unə, dormire nel lettone è simbolo di calore, sicurezza e vicinanza emotiva. Per l’altrə, invece, rappresenta una mancanza di autonomia, un freno al processo di crescita e indipendenza del bambino.


9️⃣ Mancanza di spazio personale:

Quando diventi genitore, la tua identità sembra scomparire dietro al ruolo di "mamma" o "papà". Ma se uno dei due cerca di ritagliarsi un po’ di spazio, l’altro potrebbe viverlo come una scusa, un abbandono o una mancanza di impegno. 

Senza spazio personale, il rischio è di logorarsi, di sentirsi svuotatə, di perdere quella parte di sé che esisteva prima di diventare genitore. E quando si è esausti, anche il dialogo con il partner ne risente: le discussioni si accendono più facilmente, la pazienza si esaurisce, il senso di sopraffazione prende il sopravvento.


🔟 Idealizzazione del ruolo genitoriale:

"Siamo genitori, dovremmo essere sempre allineati su tutto!" – No, in realtà siamo due esseri umani con opinioni, stress, difetti e sbalzi d’umore. Pretendere la perfezione è il modo più rapido per creare conflitto.




I PRINCIPALI ERRORI NELLA COMUNICAZIONE GENITORIALE


Quante volte una frase detta di fretta si trasforma in un litigio, un silenzio si riempie di risentimento e un piccolo disaccordo diventa un muro difficile da abbattere? La verità è che, nella gestione familiare, la comunicazione non è solo utile: è essenziale. Ma non sempre è facile.

Scoprire quali sono i principali errori nella comunicazione con il partner genitoriale è il primo passo per riconoscerli e, soprattutto, superarli. 


🌀Critica invece di osservazione:

"Non fai mai niente in casa!" suona un tantino diverso da "Mi sento sopraffattə quando non riusciamo a dividerci i compiti".La prima è un’accusa, la seconda un dato di fatto.

Quando critichiamo, l’altro entra in modalità flight or fight, cioè difesa o attacco: potrebbe chiudersi nel silenzio, evitando il confronto, oppure rispondere con un contrattacco, innescando un’escalation di accuse e risentimenti. In entrambi i casi, il dialogo si interrompe e la frustrazione aumenta. Quando invece osserviamo e comunichiamo il nostro stato d'animo rispetto a un fatto concreto, apriamo uno spazio di confronto. L’altrə non si sente minacciatə, ma coinvolto in una riflessione condivisa. È come dire: "Questa è la mia esperienza, come possiamo affrontarla insieme?"


💡 Domanda per Te: "Quando mi trovo a criticare, cosa vorrei davvero comunicare all’altrə? Esprimere un bisogno o sottolineare una frustrazione?"

💬 Domanda per Partner: "Qual è un aspetto della gestione domestica su cui ti senti apprezzatə e uno su cui senti che potremmo migliorare insieme?"



🌀Difesa e chiusura:

"Ma io faccio già tanto!", "Guarda che anche io sono stancə, mica solo tu!", "Non ho bisogno che mi si dica quello che devo fare, lo so già."— Classico. 

Quando ci si sente attaccatə, l’istinto è quello di alzare muri. Peccato che così non lasciamo entrare l’altrə, ma soprattutto, non usciamo più noi. La difesa è una reazione naturale quando ci sentiamo sotto accusa, ma mentre costruiamo quelle barriere, perdiamo l'occasione di comprendere i bisogni e le frustrazioni dell’altrə, trasformando ogni confronto in una battaglia di chi ha fatto di più.


💡 Domanda per Te: "Cosa sto cercando di proteggere quando mi chiudo a riccio? Il mio impegno o il mio orgoglio?"

💬 Domanda per Partner: "Cosa posso fare per farti sentire più ascoltatə quando parliamo di questi argomenti?"



🌀Minimizzazione i bisogni e il sentire:

"Ma dai, esageri!" "Non capisco perché ti arrabbi così tanto."

Mai, mai, mai dire che l’altrə esagera. È l’equivalente di buttare benzina sul fuoco. Svalutare e sminuire il bisogno o il sentire dell’altrə porta solo a un accumulo di frustrazione che, inevitabilmente, prima o poi esplode.

Quando neghiamo la legittimità dell'emozione dell’altro, gli stiamo implicitamente dicendo che ciò che prova non non è reale o, peggio ancora, che non conta. Questo mina la fiducia e costruisce una distanza emotiva che diventa sempre più difficile da colmare.

Riconoscere il sentire altrui, anche quando non lo comprendiamo del tutto, è un atto di empatia che disinnesca il conflitto e apre alla possibilità di un dialogo più autentico.


💡 Domanda per Te: "Qual è un bisogno del partner che tendo a sminuire? E cosa mi impedisce di riconoscerlo come valido?"

💬 Domanda per Partner: "Qual è una cosa importante per te che senti di non riuscire a esprimere pienamente?"



🌀Aspettative non dichiarate:

Questo è il mio preferito, quello che mi ha sfidato di più e che ancora adesso richiede il mio impegno costante: aspettarsi che l’altrə capisca i tuoi bisogni senza dire una parola. Queste speranze attese sono come piccoli detonatori nascosti in ogni conversazione. 

Il non detto diventa un linguaggio muto, fatto di sguardi carichi di significato, sospiri trattenuti e silenzi che parlano più delle parole. Il problema è che l’altro non ha la mappa di questo linguaggio, e spesso si muove al buio, inciampando nei nostri desideri non dichiarati.

Dire chiaramente ciò di cui abbiamo bisogno è un atto di coraggio e di fiducia nell’altrə. Non è pretesa, è trasparenza. Non è controllo, è connessione.


💡 Domanda per Te: "Qual è un bisogno che tendo a non esprimere perché mi aspetto che l’altrə lo capisca da solə? E cosa mi impedisce di dirlo chiaramente?"

💬 Domanda per Partner: "Qual è una cosa che posso fare per farti sentire più supportatə, senza doverlo indovinare?"



🌀Evitare i momenti di confronto:

Quando le acque sono agitate, potremmo scegliere di evitare il problema sperando che (prima o poi) passi da solo. Però, te lo garantisco, non succede. 

Il problema di evitare il confronto è che i problemi non spariscono: si nascondono sotto il tappeto, accumulandosi come polvere emotiva, fino a trasformarsi in una montagna. E quando quella montagna crolla, lo fa nel momento peggiore, magari per una banalità: un piatto non lavato, una luce lasciata accesa, un messaggio non risposto. E allora esplode tutto quello che era rimasto in sospeso, in un caos di accuse e recriminazioni.

Affrontare un problema nel momento giusto – scegliendo con cura l'istante in cui non siamo troppo coinvolti emotivamente, ma nemmeno distanti – permette di osservare le cose con maggiore chiarezza, di esprimere le emozioni in modo autentico e di favorire una comunicazione aperta. Non significa litigare, ma dare spazio a ciò che non è stato detto, prima che si accumuli e diventi troppo difficile da gestire.


💡 Domanda per Te: "Quale conflitto sto evitando di affrontare? E cosa temo potrebbe succedere se lo affrontassi apertamente?"

💬 Domanda per il Partner: "C’è qualcosa di cui non abbiamo parlato perché pensiamo sia troppo difficile? Come potremmo affrontarlo insieme, senza paura?"



🌀Evitare le scuse:

Dire "mi dispiace" sembra a volte una resa, invece è una dimostrazione di maturità.

Ammettere di aver sbagliato può disinnescare una discussione in un attimo. Ma quante volte scegliamo l’orgoglio al posto della gentilezza?

Spesso, quando evitiamo di chiedere scusa, è perché abbiamo paura di perdere terreno, di ammettere che quella versione di noi che ci raccontiamo — quella perfetta, impeccabile, sempre nel giusto — possa vacillare. Ma la verità è che nessuno è immune dall'errore, e ammetterlo non ci rende meno validi, anzi, ci avvicina all’altrə, mostrando che siamo umani.


💡 Domanda per Te: "Qual è una situazione recente in cui avrei potuto chiedere scusa e non l’ho fatto? Cosa mi ha trattenuto dal farlo?"

💬 Domanda per il Partner: "Quando mi scuso, cosa ti fa sentire davvero compresə e ascoltatə?"




STRUMENTI PRATICI PER UNA COMUNICAZIONE EFFICACE


Fatte le dovute premesse su cosa ci impedisce, a volte, di essere allineatə sul piano genitoriale e compresi i principali errori di comunicazione, ora voglio lasciarti con alcuni strumenti pratici.



1️⃣ L’ascolto attivo e il Rispecchiamento

Non si tratta semplicemente di annuire mentre già pensi a cosa rispondere. L’ascolto attivo è un vero superpotere: significa essere davvero presenti, con la mente e con il cuore, mentre l’altrə parla.Un ascolto profondo si arricchisce con il rispecchiamento, una tecnica che consiste nel riformulare con parole proprie ciò che l’altro ha appena detto, per essere certi di aver compreso il suo punto di vista. Non è una ripetizione meccanica, ma un modo per dimostrare empatia, attenzione e apertura, riducendo il rischio di fraintendimenti.


Cosa fare concretamente:

  • Guarda l’altrə negli occhi mentre parla, evitando distrazioni o multitasking. Assicurati che anche tu abbia la sua attenzione.

  • Non interrompere, anche se hai già una risposta pronta: ascoltare davvero significa contenere l’impulso di replicare subito.

  • Applica la tecnica del rispecchiamento, riformulando ciò che hai capito.


Esempi pratici:

Esempio 1: L’altrə dice, con un tono un po’ teso: "Non ce la faccio più a dover sempre essere io a preparare tutto quando arrivano gli ospiti". Una risposta efficace di rispecchiamento potrebbe essere: "Mi stai dicendo che ti senti sopraffattə quando tutta l’organizzazione ricade su di te, è così? Cosa possiamo fare per dividerci meglio i compiti?"

Esempio 2: State organizzando una giornata fuori casa e l’altro genitore dice:"Ricordati di prendere lo zainetto di emergenza con i cambi e la borraccia."Puoi rispecchiare così:"Quindi, se ho capito bene, devo prendere lo zainetto con i cambi e la borraccia di Tobias. C’è qualcosa di specifico che vuoi che includa come cambio?"

Questa risposta ti permette di verificare che hai colto tutto senza lasciare nulla al caso. Inoltre, comunica attenzione, collaborazione e desiderio di fare squadra.


📝 Esercizio:

La prossima volta che l’altrə parla di un problema, fermati. Non rispondere subito. Ascolta, rifletti e restituisci con parole tue quello che hai compreso. Solo dopo chiedi: "È corretto? Vuoi che ne parliamo meglio?"




2️⃣ Fare squadra e Metodo NEOS

Ricordati che, per quanto a volte possa sembrarti il contrario, siete sempre dalla stessa parte. Invece di dire "Hai fatto così e non mi va bene", prova con "Come possiamo fare in modo che funzioni meglio per entrambi?".

Molti utilizzano la tecnica del Sandwich (o del Panino) per comunicare una critica o esprimere un disagio in modo costruttivo. Questa strategia consiste nel "incapsulare" una critica tra due elementi positivi: un apprezzamento iniziale, seguito dal feedback critico, e una proposta di soluzione finale.

Io, però, ho pensato a un nuovo modo, che sento più vicino e allineato con l’Educazione Evolutiva: un approccio che non maschera il messaggio, ma lo rende chiaro, rispettoso e collaborativo, favorendo un confronto aperto e costruttivo.


Cosa fare concretamente:

  • Sostituire l’"io" con il "noi": "Come possiamo risolvere questa situazione?"

  • Coinvolgere l’altrə nel trovare soluzioni: "Cosa pensi che possiamo fare insieme per migliorare?"

  • Evitare di accusare e proporre invece un obiettivo comune.


🌐 Metodo NEOS: La Bussola del Dialogo

Un percorso in quattro step per orientare la comunicazione e ritrovare l’intesa con il partner genitoriale.


🧭 N(ord) - Nomina il problema

Identifica il problema in modo chiaro, specifico e non giudicante. 

🔹 "Ho notato che negli ultimi giorni facciamo fatica a coordinarci con i compiti domestici…" 

👉 Perché funziona: Porta l’attenzione su un fatto concreto senza accusare, evitando la reazione difensiva.


🧭 E(st) - Esprimi l’emozione

Comunica come ti senti rispetto a quella situazione, evitando di dare colpe. 

🔹 "Questo mi crea frustrazione perché mi sembra di non riuscire a trovare un equilibrio…" 

👉 Perché funziona: Mostra vulnerabilità e apre la porta all’empatia, piuttosto che allo scontro.


🧭 O(vest) - Offri un confronto

Chiedi all’altrə di condividere la propria percezione. Questo non solo mostra apertura, ma permette di capire il suo punto di vista. 

🔹 "Tu come la vedi? Anche tu senti questa difficoltà?" 

👉 Perché funziona: Fa sentire l’altra persona coinvolta nella risoluzione, invece che attaccata.


🧭 S(ud) - Suggerisci una soluzione

Proponi un modo concreto per migliorare, invitando l’altrə a collaborare. 

🔹 "Che ne dici se proviamo a dividerci meglio i compiti? Possiamo fare un piano settimanale per essere più organizzatə…" 

👉 Perché funziona: Sposta il focus dal problema alla soluzione, rafforzando il senso di squadra.




3️⃣ Tempo e spazio per comunicare e La Regola dei 5 Minuti

Un momento settimanale in cui vi sedete, spegnete Netflix e parlate davvero. Niente telefoni, niente interruzioni, magari un buon bicchiere di vino o una tisana calda.

Un buon esercizio da integrare è la Regola dei 5 Minuti: ognuno ha 5 minuti per esprimere come si sente rispetto alla giornata/settimana, senza interruzioni. L’altro ascolta e risponde solo alla fine, cercando di comprendere, non solo di "difendersi".


Cosa fare concretamente:

  • Non riuscite tutti i giorni? Decidete un giorno fisso e rispettatelo, come un vero e proprio appuntamento.

  • Create un ambiente confortevole: niente distrazioni, solo voi due.

  • Iniziate con domande come: "Cosa potremmo migliorare la prossima settimana?" o "Come ti sei sentitə rispetto a quella cosa…?"




4️⃣ Gestione dei conflitti

Quando arriva la tempesta, chiediti: "Sto rispondendo per risolvere o per difendermi?". Il primo crea un ponte, il secondo un muro. Spesso, nelle discussioni, si risponde con l’intento di prevalere, di avere l’ultima parola. Ma questo non risolve, anzi, aggrava.


Cosa fare concretamente:

  • Fermati un istante prima di rispondere, prendi un respiro e rifletti sull’obiettivo comunicativo.

  • Evita di alzare i toni o di interrompere: quando entrambi parlate, nessuno ascolta.

  • Prova a dire: "Mi rendo conto che siamo entrambə frustratə, come possiamo affrontarlo senza attaccarci?"



COME COINVOLGERE L'ALTRO


Uno degli ostacoli più grandi nel creare un dialogo autentico e costruttivo è riuscire a coinvolgere l’altrə nel processo senza forzature. La comunicazione evolutiva, infatti, non può essere imposta, ma deve essere costruita insieme, passo dopo passo.


Invitare senza forzare: Quante volte un semplice "Dobbiamo parlare…" ha creato tensione ancor prima di iniziare? L'approccio giusto è invitare l’altrə al dialogo in modo naturale, senza drammatizzazioni. Un "Ti andrebbe di confrontarci su come stanno andando le cose?" oppure un "Mi piacerebbe capire meglio come ti senti su questa cosa, possiamo parlarne?" apre uno spazio di confronto più leggero e meno carico di aspettative.


Valorizzare i progressi, non solo le mancanze: È naturale focalizzarsi su ciò che non funziona, ma altrettanto importante è riconoscere ciò che invece va bene. Celebrare i piccoli progressi – come una settimana senza discussioni accese o un momento di gestione condivisa ben riuscito – aiuta a costruire fiducia e a rinforzare la collaborazione. Un semplice "Ho notato che questa settimana siamo statə più allineatə con …., e penso sia andata davvero meglio." crea un senso di apprezzamento e invoglia a fare di più.


Condividere la visione a lungo termine: Una delle strategie più efficaci per coinvolgere l’altro è parlare di come immaginate il futuro della vostra famiglia. "Mi piacerebbe che Tobias crescesse sentendosi sempre ascoltato e rispettato. Come possiamo fare per dargli questo esempio?" Creare una visione condivisa stimola la collaborazione e allinea i principi educativi.




Prima di salutarci...


Siamo arrivati alla fine, Caro Genitore, e come avrai capito comunicare col Partner Genitoriale non è sempre facile, ma neanche impossibile.

È un lavoro di squadra, un allenamento costante. E, per quanto a volte sembri un campo di battaglia, quando si trova l’equilibrio giusto, si crea uno spazio in cui crescere insieme, nonostante tutto. O forse, proprio grazie a tutto.


Allora, prontə a costruire quel ponte?




A presto.

Silvia.

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