top of page

Trigger Emotivi: Cosa Sono, Perché è Importante Riconoscerli e Come Sfruttarli a Nostro Vantaggio

apr 10

10 minuti di lettura

1

14

0


trigger



"La vera libertà è essere padroni delle proprie reazioni."Thich Nhat Hanh

Caro Genitore,


Hai presente quella scena in cui tuo figlio o tua figlia si butta a terra urlando che non vuole fare quella cosa? Oppure quando, al supermercato, va in crisi dopo che per l’ennesima volta gli hai detto che non comprerete il suo cioccolatino preferito? O ancora, durante il pranzo della domenica, risponde male a papà… e tutti vi guardano come a dire: “E quindi lo lasci fare?”


In quei momenti il nostro modo di reagire è spesso automatico. A volte minacciamo (“Se non la smetti, niente TV stasera”), alziamo la voce, cerchiamo di imporci. Qualche volta, a qualcuno scappa anche una sculacciata. E magari poi arriva il senso di colpa. Ma intanto la reazione è partita, come un riflesso.


Quel meccanismo che ci fa scattare in un attimo, che ci porta a comportarci in modo distante da ciò che vorremmo davvero, ha un nome: trigger emotivo.



 

Ma che cosa sono i Trigger emotivi?


I trigger emotivi sono interruttori invisibili che si attivano dentro di noi e danno vita a reazioni emotive intense, spesso sproporzionate rispetto alla situazione reale.

Succede in automatico, quasi sempre senza che ce ne accorgiamo, perché quei comportamenti, quelle parole, quelle situazioni toccano ferite del passato, bisogni non soddisfatti o convinzioni profonde che ci portiamo dentro da tanto tempo.


Non è tuə figliə a farti “impazzire”. È qualcosa dentro di te che si accende attraverso quello che sta succedendo.


Riconoscere questi trigger è difficile. Non sono sempre evidenti. Spesso non li vediamo, non ci accorgiamo nemmeno di averli attivati.

Possono derivare da convinzioni interiorizzate (“Io non avrei mai risposto così a mio padre”, “Se mi fossi comportata così, mi sarei beccata uno sculaccione”), oppure da bisogni che restano insoddisfatti, come il bisogno di ordine, di apprezzamento, di riconoscimento, di rispetto.


Facciamo qualche esempio?


1️⃣

Quando tuo figlio non ti risponde, continua a fare altro, sembra ignorarti... ti senti frustratə, alzi la voce, ti arrabbi. Ma il punto non è che “non ascolta”.

Quello che si attiva dentro di te è il bisogno di essere consideratə, di sentirti rispettatə.

E quella vecchia sensazione, dolorosa, di non contare nulla.


2️⃣

Oppure: piange, urla, si dispera per qualcosa che a te sembra insignificante.

Tu ti senti sopraffattə, vuoi farlo smettere. Ti senti inadeguatə, a volte impotente.

Sotto c'è la convinzione che devi saper gestire tutto, che le emozioni degli altri sono una tua responsabilità, e magari anche la paura del giudizio se siete in un luogo pubblico.

Anche quello è un trigger emotivo.


3️⃣

E poi c’è un altro tipo di trigger, più sottile: quello che si attiva quando tuo figlio si comporta esattamente come eri tu da piccolə.

Quando è troppo timido, troppo ribelle, troppo goffo. E quella cosa ti irrita, ti fa scattare, o ti preoccupa in modo eccessivo.

Lì sta accadendo qualcosa di potente: stai proiettando su di lui una parte di te che non hai ancora avuto modo di guardare, accogliere, curare.


I trigger sono questo: ferite ancora vive, bisogni antichi, storie che vogliono essere ascoltate.



 

🔄 Qual è il meccanismo automatico che si attiva all’interno di un trigger emotivo?


Possiamo dividerlo in tre passaggi principali, che avvengono spesso in modo rapidissimo e inconsapevole:


1. Stimolo esterno

Succede qualcosa fuori da te: un comportamento, una parola, un tono, una situazione imprevista. Ad esempio: chiami tuo figlio e lui ti ignora. Ti guarda e continua a fare quello che stava facendo. Quel gesto, apparentemente semplice, accende qualcosa.


2. Emozione intensa e sproporzionata

Dentro di te si attiva un’emozione forte: rabbia, frustrazione, vergogna, paura.

È un’emozione immediata, viscerale, e non nasce solo da ciò che sta accadendo nel presente.

È collegata a qualcosa di più profondo: una ferita, un bisogno inascoltato, una convinzione che ti porti dentro da tempo.


3. Reazione impulsiva

Il tuo corpo e il tuo cervello rispondono in automatico, prima ancora che tu possa pensarci.

Può essere un urlo, una minaccia, una frase dura. A volte uno scatto d’ira, o perfino una sculacciata. Non è una risposta ragionata. È una difesa emotiva: il tuo sistema cerca di proteggerti da quella sensazione di vulnerabilità.



 

👨‍👩‍👧 Perché è fondamentale riconoscerli


Spesso diciamo: “Mi fai arrabbiare” oppure “Mi ferisci quando fai così”.


Queste sono frasi che spostano la responsabilità della nostra emozione sull’altro, in questo caso sul bambinə. Ma la verità è che la nostra reazione non nasce da ciò che fa nostrə figliə, ma da ciò che si muove dentro di noi in risposta a quella situazione.

Ed è proprio per questo che riconoscere un trigger ci permette di interrompere il meccanismo automatico.


Nel momento in cui realizziamo che non sono gli altri a farci arrabbiare, ma che quella situazione ha attivato qualcosa dentro di noi, iniziamo a guardare con occhi diversi. E smettiamo di essere le vittime delle nostre reazioni.


Non vuol dire che improvvisamente sapremo gestire tutto. Non vuol dire avere il pieno controllo sulle emozioni. Ma vuol dire acquisire la libertà di non esserne più dominatə.

Vuol dire poter scegliere, rispondere consapevolmente, anziché reagire sempre allo stesso modo (solitamente male). Perché imparare a riconoscere un trigger significa evitare reazioni sproporzionate che, col tempo, possono creare distanza, incomprensione e sensi di colpa.


Inoltre, riconoscere i trigger emotivi avvia un percorso di consapevolezza che va ben oltre la genitorialità. Perché i trigger non si attivano solo con tuə figliə: possono emergere anche nelle relazioni con i tuoi genitori, con Partner, sul lavoro… e persino nel dialogo interno con te stessə.


Ogni volta che accade qualcosa fuori, dentro di noi si muove una reazione. Comprendere questo meccanismo ci permette di andare a fondo, di lavorare sulle vere motivazioni che si nascondono dietro certe emozioni.

A volte può essere utile farsi accompagnare anche in un percorso terapeutico, per iniziare a sciogliere quei nodi profondi che da solə facciamo fatica a riconoscere.



C’è anche un altro punto che dobbiamo considerare: quando spostiamo la responsabilità delle nostre reazioni sul bambinə, quando diciamo o facciamo passare il messaggio che è "colpa sua" se abbiamo perso la pazienza, se siamo arrabbiati, se siamo tristi, finiamo per influenzare anche il modo in cui lui o lei si percepisce. E questo, alla lunga, può minare la sua autostima, la sua fiducia, la sua libertà di essere sé stessə.



 

🔍 Esempi pratici di trigger emotivi e domande per riflettere


I trigger si nascondono nelle situazioni più semplici e quotidiane. Non è tanto quello che succede, ma quello che si attiva dentro di te in quel momento. Ecco alcuni esempi concreti, con una domanda utile per iniziare a riflettere.



Quando ti senti ignoratə


Cosa fa il bambinə: non risponde quando lə chiami, continua a giocare, fa finta di niente.

Reazione del genitore: rabbia, frustrazione, senso di impotenza.

Trigger interno: bisogno di riconoscimento, ferita del “non valgo” o “non conto”.

Pensiero automatico: “Non mi rispetta!” / “Sono invisibile anche per lui/lei…”

🔎 Domanda per riflettere: Cosa significa per me non essere ascoltatə? Come mi fa sentire? In quali altri momenti mi sento così?


Quando si oppone o dice NO con forza


Cosa fa il bambinə: rifiuta di vestirsi, di uscire, di collaborare.

Reazione del genitore: senso di fallimento, rabbia, bisogno di imporre.

Trigger interno: paura del giudizio altrui, bisogno di controllo, insicurezza nel proprio ruolo.

Pensiero automatico: “Sta comandando lui/lei!” / “Non sono in grado di farmi rispettare.”

🔎 Domanda per riflettere: Cosa sento di perdere quando miə figliə non fa quello che chiedo?


Quando ti dice “non ti voglio bene”


Cosa fa il bambinə: in un momento di rabbia ti respinge verbalmente.

Reazione del genitore: dolore profondo, rabbia, chiusura emotiva.

Trigger interno: ferita del rifiuto, paura di non essere amabilə.

Pensiero automatico: “Sono unə genitore terribile.” / “Mi odia davvero.”

🔎 Domanda per riflettere: Cosa mi fa così male in quelle parole? A chi o cosa assomiglia questa sensazione?


Quando piange a lungo o ha una crisi emotiva


Cosa fa il bambinə: si dispera per qualcosa che ti sembra “un nonnulla”.

Reazione del genitore: ansia, irritazione, voglia di farlo smettere.

Trigger interno: paura di perdere il controllo, convinzione di dover gestire tutto.

Pensiero automatico: “Non sono in grado di gestirlə.” / “Sto sbagliando tutto.”

🔎 Domanda per riflettere: Perché ho così bisogno che smetta subito? Cosa temo che succeda se non lo fa?


Quando fa una scenata in pubblico


Cosa fa il bambinə: urla, si ribella, si butta a terra davanti ad altri.

Reazione del genitore: vergogna, rabbia, voglia di controllare la situazione.

Trigger interno: paura del giudizio, bisogno di approvazione, convinzione di dover “apparire all’altezza”.

Pensiero automatico: “Tutti penseranno che non so educarlə.”

🔎 Domanda per riflettere: Chi sto cercando di proteggere in quel momento: me, mio figlio/mia figlia o la mia immagine?


 

✍️ Esercizi per esplorare i tuoi trigger emotivi


Ora ti propongo degli esercizi che possono esereti davvero utili.


📓 Il diario dei trigger

Prova a ripensare all’ultima volta in cui hai gestito una situazione diversamente da come avresti voluto. Torna con la mente a quel momento, osserva la scena da dentro di te e chiediti:

👉 Che cosa mi ha fatto scattare davvero? Perché ho reagito così? Qual è stata l’emozione profonda che si è accesa in quel momento? E che cosa ti stava dicendo?


Per esplorare meglio i tuoi trigger, puoi tenere un diario. Ogni volta che ti accorgi di aver reagito in modo impulsivo o sproporzionato:

  1. Scrivi la situazione accaduta

  2. Descrivi l’emozione provata

  3. Prova a rispondere alla domanda: “Che cosa mi ha fatto scattare davvero?”

Scrivere ti aiuterà a fare ordine dentro e ad allenare l’ascolto di te.



⏸ La pausa consapevole

Nel momento in cui senti che stai per reagire, fermati. Anche solo per 10 secondi. Può sembrare poco, ma spesso è sufficiente per interrompere il pilota automatico. In quella pausa puoi iniziare a praticare un piccolo dialogo interiore, gentile e accogliente.



🔍 L’esercizio dei 5 perché

Un altro strumento potente è l’esercizio dei 5 perché. Serve per andare sempre più a fondo nella comprensione del tuo trigger.

(Facendolo, ricordati di essere il più onestə possibile con te stessə😊)


Ecco un esempio pratico:

Situazione: hai urlato perchè per l'ennesiama volta alla tua richiesta di sistemare i giochi sei statə ignoratə.


❓ Cosa mi ha fatto scattare?– Il fatto che mio figlio mi abbia ignoratə.

❓ Perché questo mi ha dato fastidio?– Perché avevo appena sistemato casa tutto il giorno e mi è sembrata una mancanza di rispetto.

❓ Perché mi sembra una mancanza di rispetto?– Perché devo fare tutto io, questo riduce il tempo che ho per me e sento che tutto quello che faccio viene dato per scontato.

❓ Perché ho così poco tempo per me?– Perché mi occupo sempre degli altri.

❓ Perché mi occupo sempre degli altri e non di me?– Perché mi sento in colpa quando faccio qualcosa solo per me.


In questo esempio, il vero motivo del malessere non è che tuo figlio ti abbia ignorato, ma il tuo bisogno di tempo e cura per te stessə che non riesci a soddisfare.


 👉 Nel Percorso Evolution Parents, il tema della cura di sé è centrale. Con i genitori – e in particolare con le mamme – poniamo un’attenzione speciale su questo punto, che spesso si rivela la chiave per prevenire urla, minacce e conflitti con i propri bambinə.

Quando un genitore inizia a prendersi cura di sé in modo autentico, senza sensi di colpa, anche la relazione con il figlio cambia: si alleggerisce, si distende, si trasforma.



 

🧭 I trigger come bussola


I trigger non arrivano per darci fastidio. Possono diventare una guida, una bussola, se scegliamo di usarli come occasione per conoscerci meglio. Ogni volta che qualcosa ci tocca profondamente, lì c’è un indizio su dove possiamo ancora crescere. Dove possiamo prenderci cura di noi.

Dove c’è un trigger, c’è un’emozione scomoda. Dove c’è un’emozione scomoda, c’è una ferita. E dove c’è una ferita, c’è un bisogno che merita attenzione.


Conoscere i tuoi trigger ti aiuta a gestire diversamente le situazioni future. Non per diventare un genitore “perfetto”, ma per diventare unə persona più consapevole, autentica e presente.

Ci saranno momenti in cui reagirai ancora impulsivamente, certo. Ma il solo fatto di conoscerti meglio ti permetterà di: riparare, rafforzare la relazione con tuo figlio o tua figlia, sanare ferite interiori che forse finora non avevi avuto modo di ascoltare.


Questo è il cuore dell’evoluzione: non solo come genitore, ma come essere umano.



 

6 cose che (forse) non sai sui trigger emotivi


🔍 1. I trigger non nascono solo da grandi traumi


Molti pensano che un trigger debba avere origine in un evento traumatico evidente. In realtà, anche esperienze quotidiane e ripetute – come essere ignoratə, sminuitə o non ascoltatə da piccolə – possono lasciare un’impronta emotiva profonda e creare inneschi che si riattivano nel presente.



🧠 2. Quando si attiva un trigger, il cervello entra in modalità “sopravvivenza”


Il sistema limbico (la parte del cervello che gestisce emozioni e reazioni istintive) non distingue tra passato e presente. Se una situazione riattiva un ricordo emotivo, anche inconsapevole, reagiamo come se fossimo di nuovo lì. È per questo che la reazione è così intensa e automatica.



👶 3. I bambini sono i nostri trigger preferiti (e non per caso)


I figli hanno il “superpotere” di toccare i nostri punti più sensibili. Questo accade perché attivano parti profonde del nostro vissuto: lə bambinə che siamo statə, i modelli ricevuti, le aspettative interiorizzate. Non è colpa loro: è che la relazione genitore-figlio è una delle più emotivamente cariche che esistano.



🧩 4. Un trigger può attivarsi anche in risposta a emozioni positive


Sì, hai letto bene: non solo rabbia, ma anche gioia, gratitudine o tenerezza possono scatenare un trigger. Ad esempio, ricevere un gesto di cura da qualcuno può risvegliare in noi tristezza o disagio… perché ci ricorda quanto poco ne abbiamo ricevuti in passato. Il cervello associa l’esperienza presente a un vuoto antico, e scatta il cortocircuito.



🧬 5. Alcuni trigger si tramandano (quasi) come se fossero ereditari


Le neuroscienze parlano di memorie emotive intergenerazionali: esperienze non elaborate dai nostri genitori (o nonni) possono essere inconsciamente trasmesse, attraverso i modelli educativi, le frasi ripetute, il clima emotivo in famiglia. Così ci troviamo a reagire a cose che… non sono neanche nostre, ma ci abitano da sempre.



🪞 6. I trigger sono spesso collegati a parti di noi che abbiamo rifiutato


Ti irrita moltissimo la lentezza di tuo figlio? O la sua timidezza? O quando fa “troppo rumore”?Spesso i trigger si attivano quando vediamo in qualcunə un comportamento che ci è stato vietato da piccolə, o che abbiamo dovuto reprimere per essere accettatə. Quel fastidio è in realtà una parte di te che chiede spazio per tornare a vivere.



 

Prima di salutarci...


Siamo arrivati alla fine, Carə Genitore, e come avrai capito, Essere consapevoli di sé non significa non provare emozioni, ma saperle attraversare senza lasciarsi travolgere.



"E se la tua reazione non parlasse di tuə figliə, ma di una parte di te che sta ancora aspettando di essere ascoltata?"




A presto.

Silvia.


 



apr 10

10 minuti di lettura

1

14

0

Related Posts

Commenti

Share Your ThoughtsBe the first to write a comment.
bottom of page