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Genitorialità Moderna: Cosa Dovremmo Conservare Dell’Educazione Tradizionale PT2

set 26

6 minuti di lettura

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educazione tradizionale
“Il passato è un insegnante silenzioso: non detta le regole, ma mostra la strada.” - Terry Tempest Williams

👨‍👩‍👧 Caro Genitore,


Eccomi con la seconda parte dell’articolo su ciò che conserverei dell’educazione tradizionale.


Hai perso la prima parte?

Nessun problema, puoi recuperarla qui:

Genitorialità Moderna: Cosa Dovremmo Conservare Dell’Educazione Tradizionale PT1




  1. Il Gioco Libero e Destrutturato - Lascia che i Bambini Siano... Bambini


Eccoci arrivati al terzo punto: i bambinə sanno giocare da soli. Sì, hai sentito bene. Non hanno sempre bisogno di te, di un'attività organizzata, di un corso, di uno schermo. Hanno bisogno di... beh di niente. Proprio come una volta.


Viviamo nell'era dell'iperattivazione, vero? Calcio il lunedì, inglese il martedì, danza il mercoledì, nuoto il giovedì, teatro il venerdì. E nel weekend? Festa di compleanno, parco giochi con attività organizzate, cinema.

Quando mai tuə figliə ha un momento per stare con se stessə?

Ti faccio una domanda: quando è stata l'ultima volta che tuə figliə si è annoiatə? E intendo davvero annoiatə, non per 5 minuti prima che tu intervenissi, gli mettessi un cartone o gli trovassi qualcosa da fare.



Il gioco libero non è "non fare niente". È la palestra più potente che esista per il cervello di unə bambinə.

Quando tuə figliə si annoia e deve inventarsi qualcosa da fare, il suo cervello fa una cosa incredibile: inizia a creare connessioni che non esistevano prima. È come se accendesse delle lucine nuove.

Immagina tuə figliə in giardino con un bastone e alcune pietre. Per te sono un bastone e delle pietre. Per ləi? Il bastone diventa una spada magica, le pietre sono un castello da difendere, e nella sua testa si sta costruendo un'intera saga fantasy. Sta sviluppando:

  • Creatività pura: sta inventando dal nulla

  • Problem solving: "come faccio a far stare in piedi questo castello di pietre?"

  • Resilienza: "è caduto, riprovo in un altro modo"

  • Autoregolazione: sta decidendo ləi cosa fare e per quanto tempo

  • Fiducia in se stessə: "io sono capace di divertirmi e creare cose belle"


Ma c'è di più. La ricerca neuroscientifica ci dice che durante il gioco libero si attivano parti del cervello diverse da quelle che si accendono nelle attività strutturate. Si sviluppano le funzioni esecutive - quelle che serviranno per tutta la vita per pianificare, decidere, autocontrollarsi.


La noia è oro puro!

Lo so che ti viene l'ansia quando tuə figliə dice "mi annoio". Il tuo istinto è dire "dai, facciamo questo, andiamo là, che ne dici di fare questo gioco". Ma aspetta un momento. La noia è il punto di partenza della creatività. È il momento in cui il cervello dice "ok, devo inventarmi qualcosa".

I bambini che non imparano a gestire la noia diventano adulti che hanno sempre bisogno di stimoli esterni. Sempre.

Sono quelli che non sanno stare da soli, che si annoiano appena non hanno qualcosa da fare, che hanno sempre bisogno del telefono in mano.

Che si tratti di costruire una tenda con sedie e coperte e inventare che è una navicella spaziale, raccogliere foglie e creare "pozioni magiche" con acqua e terra, o parlare da soli inventando storie e interpretando tutti i personaggi, non c'è un adulto che dice cosa fare. Non ci sono regole prestabilite. Non c'è un "modo giusto" di farlo. C'è solo lə bambinə che esplora, scopre, crea.


Questo non significa abbandonarli completamente. Il tuo ruolo è essere presente ma non invadente. Essere disponibile se hanno bisogno, ma resistere alla tentazione di intervenire ogni 5 minuti con "stai attento", "fai così", "perché non fai quest'altro".


E se mi dice "non so cosa fare"?

Resisti. Non dargli subito la soluzione. Prova con: "Mmm, capisco. Cosa potresti inventarti?" oppure "Sono sicurə che ti verrà un'idea". Dagli tempo. Il cervello ha bisogno di qualche minuto per passare dalla modalità "qualcun altro decide per me" alla modalità "creo io".


E se fa "disastri"?

Beh, finché non si fa male e non rompe cose preziose, lascialo fare. I cuscini sparsi per terra non sono un disastro, sono materiali da costruzione. Le coperte ammucchiate sul tavolo non sono disordine, sono architettura infantile.


Ovviamente non sto dicendo di eliminare tutte le attività strutturate. Il calcio va bene, l'inglese anche, la danza pure. Ma deve esserci equilibrio.

Quindi, il mio consiglio pratico: inizia piano. Mezza ora al giorno senza programmi, senza schermi, senza "dai facciamo questo". Solo tuə figliə, magari alcuni oggetti semplici (scatole, cuscini, colori, costruzioni), e la sua fantasia.

All'inizio potrebbe protestare. È normale, è abituatə a essere intrattenutə. Ma dopo qualche giorno vedrai la magia: lo scoprirai a parlare da solə, a inventare storie, a creare mondi.



  1. Confini nell'Affettività - Non Tutto l'Amore si Esprime Allo Stesso Modo


Okay, arriviamo al punto che so già che ti farà storcere il naso. È quello più delicato, quello su cui ricevo più obiezioni, ma anche quello che ritengo fondamentale. Quindi respira, ascoltami fino alla fine, e poi decidi tu cosa ne pensi.


Parliamo di dire "ti amo" ai nostri figli e di gesti come i baci sulla bocca.

Si tratta di un’usanza recente, che in passato non faceva parte della cultura affettiva genitoriale, ma che oggi molte famiglie vivono come naturale e spontanea.


Prima di tutto, sgombriamo il campo: non sto dicendo che non devi amare tuə figliə o che non devi dimostrarlo. Assolutamente no! Sto parlando di come lo dimostri e delle parole che usi.

Ti faccio una domanda: tu dici "ti amo" al/alla tuə partner, e magari lo dici anche a tuə figliə. Stesse parole, forse perfino lo stesso gesto. Ma sei d’accordo che si tratta di due tipi di amore molto diversi?

L’amore verso unə figliə è profondo, viscerale, protettivo. Quello verso unə partner è romantico, passionale, frutto di scelta. Sono due esperienze emotive diverse, entrambe preziose. Eppure, a volte, le esprimiamo con le stesse parole.

Per unə bambinə che sta ancora imparando a orientarsi nel mondo delle emozioni, può essere utile ricevere messaggi chiari e distinti, così da riconoscere la varietà e la ricchezza dei diversi legami affettivi.


I bambini imparano per distinzioni. Imparano che il rosso è diverso dal verde perché li vediamo diversi, li chiamiamo diversi. Allo stesso modo, devono imparare che l'amore genitoriale è diverso dall'amore romantico attraverso espressioni diverse.


Ripeto, non sto parlando di amare di meno. Sto parlando di amare in modo più chiaro.

Invece di "ti amo" puoi dire:

  • "Ti voglio un bene immenso"

  • "Sei il mio tesoro più prezioso"

  • "Sono così orgoglioso/a di te"

  • "Mi riempi il cuore di gioia"

  • "Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata"

Senti la differenza? Sono espressioni che comunicano un amore profondissimo, ma chiaramente genitoriale. Non lasciano spazio a confusioni.


E per i baci sulla bocca? Lo so che per molti è un gesto innocente, fatto con amore. Ma pensa a questo: i baci sulla bocca sono l'espressione fisica tipica dell'amore romantico. È così che gli adulti si dimostrano amore di coppia.

Non è che diventi meno affettuoso se baci tuə figliə sulla fronte, sulle guance, lə abbracci forte. Anzi, questi gesti rimangono chiaramente nell'area dell'affetto genitoriale.


Ma perché è così importante questa distinzione?

Primo: aiuti tuə figliə a sviluppare una mappa emotiva chiara. Quando crescerà e si innamorerà, saprà riconoscere la differenza tra l'amore familiare e quello romantico. Non avrà confusioni del tipo "ma allora mamma non mi ama più perché adesso amo il/la mio/a ragazzo/a?".

Secondo: stai insegnando il concetto di confini appropriati. Ogni relazione ha i suoi codici, le sue espressioni, i suoi limiti. È una competenza sociale fondamentale.

Terzo: stai proteggendo tuə figliə da possibili confusioni durante l'adolescenza, quando gli ormoni iniziano a fare il loro lavoro e le emozioni si complicano.



I tuoi figli hanno bisogno di sapere che l'amore genitoriale è unico, speciale, diverso da tutti gli altri. Non uguale agli altri, migliore o peggiore - semplicemente diverso. E questa diversità va onorata anche nel modo in cui la esprimi.





Prima di salutarci...


Siamo arrivati alla fine, Caro Genitore, e come avrai capito ci sono alcuni aspetti dell'educazione tradizionale non rappresentano un ritorno al passato, ma una integrazione consapevole da mantenere.

L'educazione più efficace non è quella che abbraccia ciecamente il nuovo scartando tutto il vecchio, né quella che si aggrappa nostalgicamente al passato. È quella che sa riconoscere la saggezza ovunque si trovi e integrarla in un approccio equilibrato, consapevole e rispettoso dei veri bisogni evolutivi dei bambini.

Crescere bambini emotivamente intelligenti significa anche crescere bambini che sanno aspettare, che rispettano i ruoli, che comprendono i diversi tipi di amore e che sanno stare con se stessi. Questi non sono concetti antiquati, sono pilastri senza tempo di uno sviluppo sano e armonico.



A presto.

Silvia.



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