
Genitorialità Moderna: Cosa Dovremmo Conservare Dell’Educazione Tradizionale PT1
set 19
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“Il passato è un insegnante silenzioso: non detta le regole, ma mostra la strada.” - Terry Tempest Williams
👨👩👧 Caro Genitore,
Se mi conosci, mi segui da tempo o hai già letto qualcuno dei miei articoli, saprai che una parte importante del mio lavoro consiste nell'aiutare i genitori a liberarsi dall'educazione tradizionale ricevuta, dai piloti automatici e dagli schemi ripetitivi, per trovare un approccio più autentico e allineato a sè stessi e alle moderne scoperte di pedagogia, neuroscienze e psicologia.
Li aiuto a trovare la loro strada per far crescere i loro bambinə emotivamente intelligenti, resilienti e capaci di affrontare il mondo con coraggio e serenità.
Ne ho parlato qui, per esempio: Educazione Evolutiva - 3 pilastri che fanno la differenza
Per questo, quello che sto per condividere con te potrebbe sembrare in contraddizione con il mio lavoro.
Tuttavia, proprio dopo anni di studio e ricerca, dopo essere stata da quella parte ed essere passata all'altra, oggi sono fermamente convinta che esistano alcuni elementi che, dal punto di vista evolutivo e relazionale, meritano di essere preservati, reinterpretati e coltivati con una prospettiva moderna.
Ho quindi deciso di condividere con te i quattro aspetti dell'educazione tradizionale che ritengo fondamentali preservare, non per nostalgia del passato, ma perché ancora oggi si mostrano saggi e valevoli.
"Quando sarai grande potrai..." - Il Potere dell'Attesa e della Crescita
"Quando sarai grande e avrai una casa tutta tua, potrai fare come vuoi."
"Quando sarai grande potrai decidere tu come fare quella cosa."
"Quando sarai grande…"
Lo so che questa frase potrebbe suonarti un po' antiquata. Magari pensi che sia limitante, che frustri tuə figliə. Ma aspetta un attimo, perché c'è molto di più dietro queste parole di quanto immagini.
Quando dici a tuə figliə "quando sarai grande potrai...", non stai sminuendo quello che può fare ora.
O meglio: accertati che non sia quello lo scopo della tua comunicazione, perché chiaramente non è di questo che sto parlando. Non mi riferisco a frasi come "sei troppo piccolə per capire" o "non sei capace di... lascia fare a me". Sto parlando di frasi ampie come "quando sarai più grande e responsabile potrai andare in bici da solo" o "quando sarai grande e avrai la patente potrai andare dove vuoi".
Ma dicevamo... quando usi queste frasi con l'intento giusto, stai andando a lavorare su qualcosa di molto profondo. Stai compiendo un atto educativo articolato che opera su tre livelli:
Prima di tutto, a livello psicologico, stai insegnando a tuə figliə a immaginare il futuro. Gli psicologi lo chiamano "orientamento temporale futuro" - la capacità di immaginare se stessi nel tempo e di collegare le azioni presenti con i risultati futuri. In pratica stai aiutando tuə figliə a capire che la vita ha delle tappe, che ogni fase ha le sue conquiste. E questo sviluppa la pazienza, la capacità di aspettare e di progettare. Tutte competenze che serviranno moltissimo nelle relazioni e nella gestione delle emozioni.
Dal punto di vista educativo, stai riconoscendo dove si trova ora tuə figliə senza farlə sentire "piccolə" o inadeguatə, e al tempo stesso gli mostri quanto è incredibile diventare grandi. È come se gli dicessi: "Guarda che meraviglia ti aspetta crescendo!".
Non stai negando il presente, ma stai rendendo il futuro attraente. In termini evolutivi, stai insegnando che l'autonomia si conquista passo dopo passo.
E poi c'è la parte motivazionale: quando dici queste parole, nel cervello di tuə figliə si accendono le aree della pianificazione e della motivazione intrinseca. La corteccia prefrontale - che è ancora in costruzione - inizia a immaginare scenari positivi del futuro, creando quello che i ricercatori chiamano "pull motivazionale". È come se stessi creando una calamita che attrae verso la crescita.
Ma ecco il punto che più mi sta a cuore: tuə figliə deve aver voglia di diventare grande. Deve desiderarlo, deve avere quella spinta interna che lə fa dire "Non vedo l'ora di crescere per poter...".
Quando questa motivazione alla crescita manca, moltə ragazzə si ritrovano solə con la paura di diventare adulti, rimangono bloccati in una specie di adolescenza eterna, e la sola idea delle responsabilità li terrorizza.
Quando invece tuə figliə sente "quando sarai grande potrai viaggiare da solə", "quando sarai grande potrai scegliere se...", "quando sarai grande e avrai la tua casa allora...", sviluppa quella che potremmo chiamare "fame di crescita" - quel desiderio genuino di attraversare le fasi della vita per conquistare nuove libertà.
I nostri figli hanno bisogno di sognare il loro futuro da adulti, non di temerlo.
Il Senso dei Ruoli - Tu Sei il Genitore, Non l'Amico
Lo so, lo so, magari anche tu hai pensato: “Voglio che mio figlio si fidi di me, che mi veda come un amicə” e non c’è nulla di sbagliato nel desiderare un rapporto di complicità, fiducia e rispetto tra genitore e figliə. Ma voler essere amicə porta inevitabilmente ad un fraintendimento dei ruoli.
Ecco la verità: quando tu diventi l’amicə di tuə figliə, ləi perde il genitore. E fidati, ha molto più bisogno di un genitore che di un altrə amicə.
Immagina tuə figliə come una barca in mezzo al mare. Gli amici sono altre barche che navigano insieme. Si divertono, condividono il viaggio. A volte vanno nella stessa direzione, a volte cambiano rotta. Ma tu, come genitore, sei il faro. Il punto fisso, stabile, che indica la direzione quando è buio, che dà sicurezza quando la tempesta arriva. Se anche tu diventi una barca che naviga qua e là, chi farà il faro?
La ricerca ci dice chiaramente che i bambinə hanno bisogno di quella che John Bowlby chiamava "base sicura". Tradotto: tuə figliə deve sentire che c'è qualcuno più grande di ləi, qualcuno che si prenda la responsabilità delle decisioni importanti, qualcuno che lo protegga dalle scelte per cui non è ancora prontə.
Non ti sto suggerendo di diventare un sergente di ferro o un genitore che comanda e basta. Al contrario! Ti sto parlando di quella forma di leadership familiare che i bambinə adorano e di cui hanno bisogno: essere il loro "capitano amorevole". Quello che prende le decisioni importanti, che sa quando dire no e lo fa con gentilezza e assertività, che sa quando negoziare e quando tenere il punto, che spiega il perché delle regole, che le fa rispettare e le rispetta. Essere il genitore che abbraccia, che ride, che gioca, che ascolta, ma che non si fa "manipolare" da crisi o da ricatti emotivi. Che prende le decisioni pensando ad un bene più ampio, non solo alla felicità immediata del figliə.
Un altro rischio molto diffuso, soprattutto man mano che i bambinə crescono, è che non siano solo loro a vedere il genitore come un amico, ma che anche l’adulto inizi a trattare il figliə come tale, adottando comportamenti come:
Raccontare al figliə i problemi con l’altro genitore.
Chiedere consiglio su questioni da adulti.
Evitare di dire “no” per non rovinare il rapporto o limitare i conflitti.
Condivide ansie e preoccupazioni.
Lamentarsi della propria vita.
In questo tipo di rapporto sono sempre i bambinə a subirne le conseguenze, sentendosi responsabili per gli umori, le azioni e le emozioni degli adulti, e ritrovandosi a dover gestire un carico emotivo per cui non solo il cervello non è pronto, ma che non dovrebbero avere l'onere di portare.
Ma ecco la parte bella: quando mantieni il tuo ruolo di genitore, stai dando a tuə figliə un regalo incredibile. Gli stai dicendo: "Tu puoi essere bambinə. Io mi occupo delle cose da grandi, tu pensa a crescere, giocare, imparare, sbagliare. Io sono qui a tenerti al sicuro".
Tuə figliə avrà tanti amici nella vita. Ma genitori ne ha solo due (o uno, o comunque pochi). Non sprecare questo ruolo unico e insostituibile per diventare l'ennesimo amico. Sii il faro, non un'altra barca.
Ci fermiamo qui per oggi. La prossima settimana ci ritroveremo con la seconda parte dell’articolo, per approfondire insieme altri aspetti preziosi dell’educazione tradizionale che vale la pena custodire e reinterpretare. Sarà l’occasione per continuare questo viaggio e scoprire come integrare il meglio del passato con la consapevolezza del presente.
A presto.
Silvia.







