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Burnout Genitoriale: Cos'è, Come Riconoscerlo e Come Iniziare ad Uscirne

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burnout genitoriale
“Prendersi cura di sé non è un atto di egoismo, è un atto di sopravvivenza.” Audre Lorde



👨‍👩‍👧 Caro Genitore,


Ho un ricordo nitido della prima volta in cui mi sono resa conto che qualcosa dentro di me si stava consumando.


All’epoca non aveva un nome: non sapevo che si chiamasse burnout genitoriale (o stress genitoriale). Pensavo fosse solo un periodo di stanchezza intensa, uno di quelli da “resisti ancora un po’, poi passerà”.


E' stato più di tre anni fa. Ci eravamo appena trasferiti in una nuova casa. Il mio compagno era spesso via per lavoro, lontano settimane intere. Gli aiuti si limitavano al supporto della nonna, che però non poteva esserci sempre.

Io e mio figlio eravamo in una routine fatta di giornate tutte uguali, scandite dagli stessi conflitti, dalle stesse emozioni travolgenti, dalle stesse fatiche. Lui stava attraversando una fase di grande cambiamento e ogni momento insieme puntualmente si trasformava una trattativa: vestirsi, lavarsi, uscire di casa, spegnere la TV. Ogni sua emozione sembrava un’onda altissima, infinita, enorme, rumorosa, interminabile e io mi sentivo ogni giorno meno capace di reggerla.


Mi svegliavo già stanca, pensando a quante energie mi sarebbero servite per arrivare a sera. Ogni mattina sentivo come un peso sul petto, e un pensiero mi attraversava di continuo: “Non ce la faccio più”.

Poco a poco la sola idea di stare da sola con lui ha iniziato a farmi sentire angosciata: temevo di non avere abbastanza energia per affrontare pianti, crisi, opposizioni. Ogni routine era un percorso a ostacoli, ogni giornata una maratona in salita, ogni sera la riprova che colpa e sfinimento non mi avrebbero mollato.


Se il burnout arrivasse con un crollo improvviso, forse lo riconosceremmo subito. Invece arriva piano. Si insinua nei piccoli gesti. Tende ogni giorno un po’ di più la corda finché non si spezza.

Io, a un certo punto, quella corda l’ho sentita cedere.




Cos'è il burnout genitoriale?


Il burnout genitoriale (o stress genitoriale) non è una “giornata no” o una settimana pesante.

È un vero e proprio esaurimento emotivo, fisico e mentale che nasce quando, per troppo tempo, le richieste del ruolo genitoriale superano di gran lunga le risorse interne disponibili. Ti consumi lentamente fino a sentirti svuotatə, quasi distante da te stessə e dal tuo modo di essere genitore.

Se volessimo semplificarlo in una formula, potremmo dire che:

Burnout genitoriale = richieste del ruolo + aspettative > risorse emotive, fisiche e mentali disponibili

Si tratta di uno spazio pericoloso in cui inizi a fare ciò che va fatto “per dovere”, ma con un senso costante di fatica e inadeguatezza. Dove ogni conflitto pesa dieci volte tanto. Dove non reagisci più con lucidità, ma resisti a denti stretti. Dove amarə non basta più a farti sentire connessə.


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Spesso il burnout non si manifesta con un crollo evidente, ma attraverso piccoli segnali quotidiani che diventano parte della routine senza che ce ne accorgiamo. Li giustifichiamo con frasi come “è un periodo”, “tanto è normale essere stanchi”, “passerà”. Eppure, il corpo e la mente stanno mandando messaggi chiari.


Ecco sette segnali silenziosi, che potresti star vivendo o aver vissuto anche tu:


1️⃣ Ti svegli già stancə, ancora prima di iniziare

Non è solo questione di quante ore hai dormito. Si tratta di una vera e propria stanchezza emotiva. Apri gli occhi, immagini la giornata, la crisi per vestirsi, la lotta per uscire di casa in orario, l'ora del bagnetto la sera e l'unica cosa che ti dici è: "Non ce la farò mai".


2️⃣ Esplodi per cose piccole, e subito dopo ti chiedi “perché?”

Cinque minuti perchè vuole essere ləi ad infilare la chiave nella serratura, un bicchiere d’acqua che cade, una scarpa che non si vuole mettere. E tu senti una rabbia montare così velocemente che quasi non fai in tempo a fermarla. Urli, sbatti una porta o rispondi con durezza. Lo sai che non era necessario, che non volevi rispondere male ma la frustrazione ormai arriva prima al comando della tua parte razionale.


3️⃣ Vai in modalità automatica, come se fossi scollegatə

Prepari la colazione, sistemi i giochi, accompagni a scuola, cucini, lavi, addormenti. Chiudi gli occhi e il giorno dopo è tutto di nuovo uguale. Ma non solo il ciclo si ripete senza sosta, ogni azione che fai, la fai in modo meccanico, quasi come se fossi in un film che non stai davvero vivendo. Anche quando sei fisicamente con tuə figliə, senti di non esserci davvero, come se fossi “spentə” per risparmiare energia.


4️⃣ Le cose che prima ti piacevano ora ti pesano

Un tempo adoravi leggere una storia insieme prima della nanna, andare a fare un giro in bici al parco, oppure le coccole sul divano. Ora conti le pagine che mancano alla fine, inventi una scusa banale per stare in casa, oppure continui a guardare l'ora quando siete insieme. Tutto diventa l'ennesima “commissione” da fare. Anche organizzare qualcosa di bello diventa faticoso, perché lo vedi come un altro compito da portare a termine, non un gesto d'affetto.


5️⃣ Ti senti costantemente inadeguatə, anche quando fai del tuo meglio

Anche nei giorni in cui riesci a mantenere la calma, dentro senti comunque di non essere “abbastanza presente”, “abbastanza paziente”, “abbastanza bravə”. Anche se sai che non dovresti continui a confrontanti con gli altri, quasi a cercare l'ennesima conferma di essere un pessimo genitore.


6️⃣ A volte vorresti solo… fuggire per un po’

Non perché non ami tuə figliə, ma perché senti di non avere più nulla da dare. A volte pensi: “Vorrei solo sparire per un paio di giorni, dormire, non sentire nessuno chiamarmi.” Magari ti ritrovi a sognare momenti di silenzio totale. Non desideri scappare dalla tua famiglia, ma dal carico emotivo che ti travolge.


7️⃣ Vivi in modalità sopravvivenza fino a sera

Conti le ore: “Manca poco alla nanna.”. Ti senti dentro ad una sequenza di tappe da superare invece che ad un percorso condiviso, con la sensazione che non stai "costruendo" ma solo “portando avanti”.



Le fasi del burnout genitoriale


Capire che il burnout non arriva all’improvviso aiuta anche a individuare in quale punto del percorso ci troviamo.

Possiamo immaginare il burnout genitoriale come un percorso che attraversa quattro fasi principali (che in parte abbiamo accennato prima nei 7 segnali):


FASE1: Esaurimento emotivo e fisico

È la fase in cui inizi a sentirti costantemente stancə. Il corpo è teso, la mente sempre in allerta, le emozioni sembrano più difficili da regolare. Ogni richiesta quotidiana pesa di più.

💬 Pensiero tipico: “Perché mi sento così strematə già al mattino?”


FASE2: Distanziamento emotivo

Per proteggerti dallo sforzo continuo, inizi a “staccarti”. Sei presente fisicamente, ma senti di non esserci davvero emotivamente. Cominci a fare le cose “perché vanno fatte”, in modalità automatica. Le interazioni con tuə figliə perdono calore e spontaneità.

💬 Sensazione tipica: “Lo faccio, ma non lo sento più.”


FASE3: Perdita di piacere, senso di efficacia e identità

In questa fase, il ruolo genitoriale non dà più soddisfazione ma un senso crescente di fallimento e cinismo. Ti sembra di non essere più il genitore che volevi essere. Ogni errore pesa come una conferma di inadeguatezza. Può comparire la paura di “stare sbagliando tutto”.

💬 Pensiero tipico: “Non sono più la madre / il padre che speravo di essere.”


FASE4: Crisi profonda e rischio di crollo

Qui si percepisce uno scarto doloroso tra l’immagine del genitore ideale e la versione reale di sé. Possono emergere senso di colpa, vergogna, fantasie di fuga. È la fase in cui si arriva a dire: “Non ce la faccio davvero più”.

💬 Pensiero tipico: “Forse non sono tagliatə per fare il genitore.”


👉 Non tutte le persone attraversano queste fasi in modo lineare o completo. Alcuni si fermano alla prima o seconda fase, altri oscillano tra una e l’altra per lunghi periodi, finché non trovano un modo per recuperare risorse prima del crollo.



Che conseguenze ha il burnout genitoriale?


Il burnout genitoriale, quando non viene riconosciuto, progredisce in modo subdolo.

Erode la relazione con i figli in modo impercettibile — attraverso micro-disconnessioni che si accumulano nel tempo. Piccoli momenti che, sommati, creano una distanza che non avremmo mai voluto.

Ma c'è un aspetto ancora più profondo: il burnout genitoriale non compromette solo il legame con i nostri figli. Trasforma anche il modo in cui percepiamo noi stessə come genitori e come persone.

Il danno più significativo infatti non è sempre quello che gli altri possono vedere. Ma quello che portiamo dentro, spesso in silenzio, pensando di essere i soli a sperimentarlo.


Aumentano irritabilità, tensioni e scoppi emotivi

Urli più frequentemente, i tuoi gesti sono bruschi, le parole si fanno asettiche o dure. Ogni scatto d’ira viene seguito da un senso di colpa ancora più grande, che alimenta il circolo di stress.


La relazione con i figli può diventare più “funzionale” che affettiva

La connessione emotiva richiede un’energia che senti non di non avere più. In pratica passi dal “ti accompagno in questo momento” a “ti gestisco”.


Aumenta il senso di fallimento e autosvalutazione

Dopo ogni conflitto, puoi iniziare a pensare: “Sto rovinando tutto”, portando ad un lento e costante sgretolamento genitoriale.


Il corpo inizia a parlare attraverso il disagio

Mal di testa frequenti, tensioni muscolari, disturbi del sonno, tachicardia, difficoltà digestive… il corpo cerca di dirti ciò che la mente non riesce più a gestire.


Si può arrivare a una forma di disconnessione emotiva più profonda

In alcuni casi estremi, si può arrivare a sentirsi come se si stesse “assistendo alla propria vita da fuori”, senza più provare genuina gioia o coinvolgimento, né nella genitorialità né nella propria quotidianità.


Può emergere una vera e propria sofferenza psicologica

Se non si interviene, il burnout può sfociare in ansia intensa, depressione genitoriale o pensieri di fuga emotiva.



Come iniziare a uscire da burnout genitoriale?


Uscire dal burnout genitoriale non significa “trovare la forza e andare avanti come prima”. Significa, al contrario, riconoscere che quel “come prima” non era sostenibile e che è necessario smontare una quotidianità e un carico mentale disfunzionali per ricreare qualcosa di nuovo.



🌀 Da dove si ricomincia (quando sei già dentro al burnout genitoriale)


  • Riconoscere e nominare ciò che stai vivendo

    Riconoscere di stare attraversando il burnout genitoriale è un atto di consapevolezza che libera dalla colpa e apre alla cura.

  • Smettere di pensare di dover resistere ancora

    La forza non è resistere fino a crollare, ma fermarsi prima che l’esaurimento diventi sofferenza profonda.

  • Chiedere aiuto senza sentirsi inadeguatə

    Coinvolgere partner, amici, nonni, figure educative, professionisti. Non per “mollare il ruolo”, ma per non viverlo in solitudine emotiva.

  • Ricostruire micro-spazi di respiro quotidiani

    Pochi minuti di silenzio prima di entrare in casa, una camminata da solə, dedicarsi piccoli momenti ogni giorno è più potente di un weekend ogni tanto (ma se c'è anche quello, tanto meglio).

  • Alleggerire il carico mentale e i bisogni di perfezione

    Scrivi la lista di cose infinite da fare che hai nella testa. Chiediti: "Questo devo farlo io o posso delegarlo?" Puoi lasciare che i nonni gestiscano il pomeriggio a modo loro (anche se non è esattamente come lo faresti tu). Puoi accettare che la casa non sia sempre perfetta. Puoi dire "no" a quell'impegno extra che ti sembrava obbligatorio.

  • Rivedere le aspettative su di sé

    Non esiste un “genitore sempre calmo, sempre presente, sempre accogliente”. Esiste un genitore che fa del suo meglio, con le risorse che ha in quel momento. E che può migliorare senza punirsi.

  • Trovare supporto professionale quando serve

    Un percorso di coaching o supporto psicologico può aiutarti a elaborare la fatica, riorganizzare risorse e rientrare nella relazione genitoriale con maggiore stabilità emotiva.


Se vuoi approfondire il mio percorso di parent coaching, puoi leggere tutte le info qui: Evolution Parents


Come prevenire il burnout genitoriale (o evitare di ricaderci dopo una fase di risalita)


Una volta riconosciuto il proprio limite, è importante costruire una quotidianità più sostenibile, in cui non si vive costantemente al limite delle forze.


Ecco alcune strategie di prevenzione che possono fare la differenza nel lungo periodo:


Costruire routine sostenibili, non rigide o sovraccariche

Programmare la giornata con ritmi equilibrati, evitando incastri impossibili. Una routine funziona se tiene conto anche dell’energia emotiva, non solo del tempo.


Riorganizzare i compiti con partner o la rete familiare

Sedersi con il partner (o con chi condivide la quotidianità con te) e creare una mappa reale di chi farà cosa. Non "chi può dare una mano", ma chi si occupa effettivamente di quell'azione appuntamento o impegno (dalla A alla Z).


Parlare apertamente delle proprie fatiche con chi ci sta accanto

Comunicare al partner come ci si sente, quali momenti pesano di più, quali supporti emotivi ci servono, senza dare per scontato che l'altrə sappia di cosa abbiamo bisogno anche come supporto.


Proteggere il proprio tempo personale

Imparare a dire di no a impegni sociali o familiari che sovraccaricano. Difendere la propria energia come fosse parte della cura della famiglia.


Coltivare una rete di supporto tra famiglie

Frequentare gruppi, creare relazioni con altri genitori con cui condividere realtà, con cui essere vulnerabili.


Prendersi cura di sé in modo attivo

Attraverso passioni, hobby, attività fisica. Non come un lusso, ma come un bisogno.


Riconoscere e valorizzare i propri punti di forza

Notare non solo ciò che non funziona, ma anche ciò che riesce. La consapevolezza delle proprie risorse emotive rafforza la resilienza.


Organizzare l’agenda prevedendo tempo per sé e per la famiglia, non solo per “ciò che bisogna fare”

Perché se tutto ruota attorno ai doveri, prima o poi la relazione perde respiro.


Trovi altre strategie pratiche anche qui: Carico mentale



Prima di salutarci...


Siamo arrivati alla fine, Caro Genitore, e come avrai capito, il burnout genitoriale non è un segno di debolezza, ma il risultato di un lungo tempo in cui hai dato, dato e ancora dato — spesso mettendo da parte te stessə per amore, dovere o senso di responsabilità.


Ti lascio con questa domanda:

“Come posso prendermi cura di me ora, per continuare a prendermi cura di chi amo?”




A presto.

Silvia.



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